1971 Uxmal:il pozzo delle vergini

Quando il Messico non si chiamava ancora così e il mondo nuovo viveva della sua cultura ignaro della nostra e , per sua fortuna , non era  ancora  stato scoperto dai navigatori in cerca di  bottini…in quell’epoca d’oro forse poteva ancora sperare di evitare tutte le  barbarie per il fatto stesso di essere separato da un oceano d’acqua dal nostro mondo!
In quell’epoca felice le diverse etnie che popolavano quel mondo , a noi ancora sconosciuto, si erano riunite per formare un calendario comune.


Tempio Maya ad Hocicalco
A Hocicalco i popoli Maya, Atzechi , Tolmechi e Olmechi nel 200 D.C. avevano costruito  insieme un luogo di culto, un osservatorio .Lì si riunirono per formare un nuovo calendario comune e vi eressero quattro templi a base quadrata, uno per ogni popolo, dove su ciascun lato vi avevano impresso nella pietra le loro nozioni sul tempo.Unione delle loro idee quel luogo, simbolo di estrema civiltà, rappresentava lo scambio pacifico delle conoscenze e delle ideologie nel mantenimento delle proprie tradizioni.

Si dice fossero popoli cruenti, adoratori del sole, che amavano offrire sacrifici di sangue umano…non so quanto corrisponda a verità…quello che è sicuro è che finirono loro in un bagno di sangue …inermi vittime dei dominatori europei ai quali offrirono la loro vita unitamente ai loro beni senza opporre alcuna resistenza quasi fossero essi stessi delle vittime sacrificali…i pochi che si salvarono dall’eccidio lo fecero attraverso una fuga senza contrastare l’avanzamento della nostra cultura assetata di ricchezze insanguinate.

                                               giocatore di pelota maya
Perché?
Forse la motivazione profonda è da ricercare nelle loro intime credenze e di questo purtroppo non sono sopravissute molte tracce alla nostra colonizzazione se non nel racconto di qualche episodio di vita vissuto…tramandato oralmente da generazione in generazione…si dice amassero il gioco della pelota, due squadre si contendevano una sfera che doveva essere fatta passare in un anello di pietra disposto sulla parete nel lato centrale di una grande piazza rettangolare costruita in pietra bianca.
Ai giocatori vincitori era data in premio…la morte!


 eccomi in Messico!
Un ottica  totalmente opposta alla nostra vedeva quale premio per meriti propri la fine di un passaggio da ansie , pericoli e dolori . Non c’è dunque da stupirsi se non riuscirono a contrastare l’invasione, a combattere e ad uccidere uomini  “empi” come i conquistadores  non ritenendoli degni di passare a migliore vita  e si lasciarono invece trucidare senza sollevare armi contro l’assalitore.

Era uso tra quei popoli antichi offrire alle donne vestali ,chiamate vergini in quanto ignare delle alchimie e non in quanto tali fisicamente,  un volo sacrificale nel pozzo sacro di Uxmal al fine di premiarle immediatamente a nuova vita , preservandole dal decadimento dell’anima e del corpo, liberandole in un solo gesto dal martirio di una vita al di fuori della conoscenza .

                                                 vista del pozzo sacro
Poco conta se siamo vivi che devono morire o morti che stanno vivendo…in quanto siamo!
Questo è l’importante per me e per tale motivo non avrei voluto accorciare la mia esperienza di vita in nome di una… liberazione…ora che sono qua voglio viverla fino in fondo questa vita…capirla, cercarla, conoscerla per provare ancora e ancora la sensazione di infantile stupore che mi emoziona profondamente ogni volta che un arcano mi viene svelato, quella sensazione di appartenere al caso indissolubilmente e ricevere da lui messaggi illuminanti!
Così non sarei stata per nulla d’accordo a saltare nel vuoto di un pozzo, per quanto sacro , alla ricerca di un utopia, una felicità impossibile … le mie sane vertigini me lo ricordano sull’orlo di ogni baratro…alto anche solo tre metri!

Il viaggio in “Mexico”durante le vacanze natalizie del 1971…invece mi aspettava al varco…proprio per premiarmi liberandomi  da questa”inutile” vita…alla quale mi sarei attaccata con tutte le forze!

                                                con il mitico”panama”
Ruy mi aveva offerto quel viaggio da farsi insieme a suo fratello minore Leonello e in tre eravamo partiti alla volta della capitale e da lì con un bimotore traballante e assai insicuro alla conquista della penisola dello Yucatan con Parco de la Venta e i suoi grandi massi forgiati come teste  Olmeche dell’anno 1000 A.C. e Merida dove albergava un tasso di umidità del cento per cento.


Teste Olmeche a Parco de la Venta
Ho sempre amato i climi secchi, per me sinonimo di salubrità fisica e mentale, mentre nell’umido vedo il prolificarsi delle patologie, della marcescenza, della sporcizia, della miseria…Pioveva ogni mezz’ora e l’umidità stagnava ovunque,sulla pelle, sui vestiti…uno strato di umus appiccicaticcio impossibile da togliere…si respirava solo all’interno dell’albergo con le porte ermeticamente chiuse da sempre  all’ossigeno e l’aria condizionata a palla che sviluppava batteri su batteri diffondendoli nell’aria! In quel luogo la vegetazione cresceva ovunque sovrana costringendo la gente locale ad uscire con il machete al posto del bastone da passeggio per districarsi dalle liane, aprirsi varchi , mozzare le teste dei serpenti corallo che , incontrati malauguratamente nel bush , ti avrebbero concesso ulteriori trenta minuti di vita dal loro morso letale a meno di amputarsi immediatamente l’arto colpito….In quelle condizioni non c’era da stupirsi del poco valore dato alla vita!

                                           all’entrata del bush con Leonello
Visitiamo Palanche, scoperta in una notte di luna piena  grazie al  bagliore bianco apparso sotto il raggio del nostro satellite che indicava agli archeologi svelandola la sommità di una piramide   scomparsa da secoli. Una volta saliti su quelle ripide scale era impossibile scendere se si soffriva come me di vertigini, erano talmente ripide da costringermi a scendere con il sedere ad uno ad uno tutti i gradini. Alla base della piramide mi aspettava una ragazza india con la sua bambina in braccio: disse alla guida che voleva che io le passassi il mio spirito…la battezzassi si corresse lui traducendo nel termine più consono alla nostra cultura…”seguro” presagio di qualcosa di incerto ed insicuro…avrei fatto meglio a soprassedere al rito …al posto di ergermi a protagonista della vita di quella piccola innocente!

                                                        bambine indie

Nel pomeriggio ci fermammo in un piccolo capanno in mezzo alla jungla tutto circondato da alberi zeppi di bionde , odiose scimmie che saltavano ovunque alla velocità della luce attaccandosi ai capelli delle turiste quasi fossero liane…erano davvero troppe…riparai  nel baracchino di legno e passando davanti ad una specie di cucina notai un enorme blocco di ghiaccio adagiato su della yuta sul pavimento di assi con vicino una grossa pinza arrugginita e uno scalpello che dovevano servire sicuramente a sminuzzarlo. Memore di ciò che avevo visto mentre Ruy e Leonello si prendevano un the caldo io ordinavo una cocacola …con ghiaccio.

                                         scale impossibili a chi soffre di vertigini
Un  violento corri corri generale ci colpì immediatamente…quella sera nessuno si salvò ..eravamo deboli come amebe, incapaci di reazione. All’alba dell’indomani era prevista la partenza dalla penisola dello Yucatan per la spiaggia di Acapulco dove avremmo speso gli ultimi due giorni dell’anno nelle comodità, la prima sera ospiti a Las Brisas nella casa di Dino Fabbri, l’editore padre del nostro amico Ottavio. Appena arrivati ad Acapulco nonostante fossi malferma sulle gambe per tutte le corse notturne non mi lesinai da un giro in paracadute insieme a Leonello per volteggiare come Icaro su quella baia dorata…bisognava correre sull’arena attaccati ad una fune trainati da un motoscafo e  si prendeva il volo,  ci si librava  in alto …il problema era scendere in mezzo a tutti quei bagnanti distesi a prendere il sole! Atterrata mi sentivo terribilmente debole, totalmente priva di forze, con fatica mi preparai per la cena e , mentre gli altri ridevano alle battute del padrone di casa, io mi sentivo estraniata, provavo una forte sensazione di paura per il freddo che cominciavo innaturalmente a sentire: la temperatura ambiente era di 35 gradi! Cominciai a riempirmi di brividi e a sudare copiosamente…poi non ricordo più nulla …tranne il fatto di essere svenuta , come e con quali parole non ne ho memoria…né provai mai il desiderio di farmelo raccontare.

                                              ….la vita è un mistero….
Mi svegliai nella mia stanza nel cuore della notte, al mio fianco un uomo in doppio petto di lino bianco, carnagione scura e un panama in testa …parlava al telefono…dunque era il mio dottore …ma cosa aspettava a curarmi? Mi fece una iniezione e io mi addormentai di nuovo…l’indomani chiesi di vederlo…vedere chi?…nessuno ne sapeva qualcosa…dovevo aver sognato! Si avevo forse sognato ma tutto era così reale ..non poteva essere frutto della mia fantasia…mi riaddormentai e questa volta sognai, sognai di aver intravisto un angelo contrario alla mia dipartita da questa terra che ne aveva discusso lungamente al telefono prima di salvarmi la vita da quella forma di paratifo fulminante…

Il giorno appena iniziato era l’ultimo dell’anno, a mezzanotte avremmo dovuto festeggiare il Capodanno, mi ero portata per l’occasione un romanticissimo vestito di Valentino giallo e blu a nido d’ape , con due sottogonne in voile e la scollatura alla Via col Vento…diafana , rediviva…dovevo sembrare veramente di un altro mondo quella sera quando Ruy mi portò a vedere i tuffatori che si esibivano con le loro prodezze mettendo a repentaglio la vita in un salto con le fiaccole da quell’alta scogliera…aspettavano l’arrivo dell’onda , avvisati dal fischio del compagno , per buttarsi in quell’abisso e uscirne vivi.

                                                  tuffo dalla scogliera
Quante similitudini…mi tenevo con tutte le mie forze alla balaustra pensando al mio volo notturno e alla immensa fortuna di essere ancora lì viva, debole tanto da non riuscire a sostenermi da sola…guardai in basso lungo quel dirupo…sentivo le gambe bloccarsi dalle vertigini, immobilizzando ogni mio movimento. No non ero fatta per saltare nel vuoto…preferivo restare saldamente attaccata a terra e ai piaceri che in essa potevo trovarvi.

Una volta a Roma avevo fatto l’amore in modo così coinvolgente da rimanere indelebile   nella  memoria come uno dei piaceri maggiori provati durante la mia vita…rientrati da una serata con gli amici mi ero fatta  spogliare pigramente e avevo tenuto solo il collant nero…allungata sul divano..mi offrivo al suo sguardo e con le parole lo incitavo a prendermi, a farmi sua squarciando qualsiasi impedimento vi fosse tra il suo ed il mio corpo.Quella trasgressione aveva colto nel segno, colmo di picere e di eccitazione mi strappava il nylon delle calze per penetrarmi …per aprire una strada al nostro piacere…per amarmi! Ricordo il piacere intenso provato nel vedere la carne spuntare in mezzo al nero velo squarciato, il desiderio annebbiare la vista e i gesti farsi concitati nell’impeto di essere compiuti…coinvolti in quella complicità, uniti nel nostro desiderio…tutto rese quella notte indimenticabile.
Non bisogna sempre dare un nome alle cose o alle persone per riconoscerle, alle volte se ne sente a pelle l’alchimia, si sa dall’inizio con chi si ha a che fare e ci si rispetta per questo.
Con Ruy avevo un rapporto tranquillo, una amitiè amoureuse, non credo si aspettasse troppo da me ma sapeva di poter contare sul mio affetto disinteressato…credo ci volessimo veramente bene,ognuno rispettoso dei desideri dell’altro. Ma non avrei avuto futuro nella sua vita…questo lo sapevo a priori, facevo parte del suo sogno , della sua favola ed ero purtroppo troppo vera, estemporanea… per nulla attaccata e rispettosa dei ruoli…quasi pericolosa per l’ingenuità con cui volutamente procedevo nel mio tempo.
Non andavo bene per accompagnarlo in quel mondo ufficiale a cui era destinato da primogenito quale era ed io sapevo intimamente che non avrei mai fatto parte di quella realtà.
Oggi ha una bellissima figlia alla quale è molto attaccato e a lei forse sarà concesso di vivere con l’ingenuità a cui il padre ha dovuto rinunciare…tanti anni fa!

                                            stadio del ghiaccio a Cortina
Credo la sua famiglia abbia tratto un sospiro di sollievo quando a Cortina , nei primi mesi del 1972, decisi di porre la parola fine alla nostra storia, anche se a malincuore perché gli volevo e gli voglio un bene profondo. Riuscii a dare un taglio al nostro love affair che stava lentamente morendo, vedendoci ormai solo complici in quegli incontri pomeridiani durante i quali ci piaceva scioglierci negli abbracci di piacere… ai quali tenevamo così tanto…in quell’ora del meriggio quando le fantasie e le consuetudini invogliavano di più!
Spostai il mio sguardo altrove, su altri amori”socialmente” meno complicati, cercando a forza di costruirmi una nuova storia, una famiglia dal nulla, credendo nella possibilità di reinventarmi in un matrimonio ,seguendo quell’assurda legge di “chiodo schiaccia chiodo”…forse per reazione, forse per dimenticare,,
Ma non è così che si affronta la vita….

Copyright © Ely Galleani Blog. All rights reserved.

Share this post

Condividi su facebook
Condividi su google
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su pinterest
Condividi su print
Condividi su email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *