Al Tortuga 1968

Davanti al liceo classico Giulio Cesare  a Roma , dietro al quartiere Coppedè  dove a fine anni 60 era nato il Piper il mitico locale notturno, si era stabilito il ritrovo dei ragazzi che da adolescenti quali erano credevano e pensavano fermamente di poter cambiare il mondo. Dopo le ore di scuola ci si incontrava tutti al Tortuga : era l’epoca delle Citroen 2CV le mitiche “Due Cavalli”, tolte le portiere e sostituite con catenelle anticaduta, venivano parcheggiate vicino alle Harley Davindson e alle Triumph del film “Il Selvaggio”.

  
Il compianto Marlon Brando nel film del 1954
Foulard stretti al collo ricordavano il Marlon Brando ribelle e si indossavano ai primi freddi montoni  scamosciati e rivoltati , simbolo di incipienti figli dei fiori…le ragazze portavano pantaloni a zampa d’elefante così attillati da sembrare dipinti addosso! Tutti confezionati dallo stesso sarto Giorgio Birindelli che , gesso alla mano, sapeva interpretare i sogni di quei ballerini in evoluzione, seguagi del “pifferaio magico”…

                                                                il 18 febbraio 1969 a Fregene con il montone scamosciato
Sergio Baldi, Gino Castaldo, Mario Tulli, Marchetto Sambiagio, Serena Dandini da Sylva, Pierluigi Nanni, Sabina Ciuffini e poi Paolo Pietrangeli, Carlo Lacovara…per citarne alcuni, erano i compagni di quei mattinieri e pomeridiani incontri romani. Non sempre si disponeva di denaro, anzi quasi mai, e il proprietario del Bar Tortuga, dove si mangiavano i migliori tramezzini al prosciutto di Roma, ci concedeva il lusso di poter segnare…Cosa più importante : ci dava fiducia, credeva in noi e questo bastava a fare del Tortuga il nostro ideale ritrovo.

                

                                                                  la Tortuga
La Tortuga, il nome di quel bar evocava nelle nostre menti il luogo di incontro di giovani pirati, fuggiti dal sistema, allontanati o meglio banditi dalla società borghese che sapevano vivere senza leggi scritte, obbligati solo al comune rispetto…. Era la nostra “isola che non c’è” da dove far partire le nostre vite…
Arrivarono i pubblicitari dell’Algida per girare un “carosello” e ci presero in blocco !
Sul litorale di Ostia , in pineta ci ritrovammo a guadagnare soldi insperati mangiando un cono gelato alla fragola…che cosa c’era di meglio ? Tornando a casa si prese la cinghia di plastica che serviva a tenere insieme i libri per la scuola e la si appese al chiodo…si partiva per una nuova vita !
La sera poi il proprietario del Piper , il pifferaio magico Giancarlo Bornigia , a conferma del nostro carisma ci lasciava entrare gratis nel suo locale tra il pubblico insieme a Mita Medici,Claudio Baglioni, Mal, Mita Cattaneo mentre Patty Pravo,Rita Pavone  già si esibivano sul palco….
Ci sentivamo importanti, innovativi, facevamo parte di un gruppo, i ragazzi del Tortuga, eravamo spinti dal desiderio di dividere tutto fra noi, di volerci bene senza un motivo preciso solo perché i nostri gusti e desideri si assomigliavano…

   
Joan Baetz e Jimmy Hendrix                                        Donovan
Era l’epoca di Donovan, Dylan , Hendrix, Joan Baetz…sognavamo dietro alle parole di “hey Mister Tamburin man play a song for me…in a jngle jungle morning I can follow you”….  un mondo composto di soli bimbi perduti che seguono il pifferaio magico verso la vita.
Ora lo so : quasi tutti noi ragazzi , me compresa, provenivamo da famiglie disastrate…poche le eccezioni…forse Serena ,Gino, …mentre noi non avevamo più valori di riferimento. In effetti non sapevamo dove andare e , in fondo al cuore, desideravamo qualcuno che ce lo indicasse.

Ogni tanto uno di noi veniva avvicinato da qualche sfruttatore improvvisato , allora un membro dei ragazzi del Tortuga usciva fuori ,tentava il recupero della preda e allontanava il nemico!
Avevo fatto breccia su un ragazzo più grande di me, veniva a prendermi all’uscita del Giulio Cesare con la sua Mustang nera provvista di rotelle sui parafanghi posteriori che servivano a farla derapare quando sgommando in prima alzava il muso dell’auto per la gioia dei presenti.


Mitica Mustang
Mi sentivo già una diva :avevo il ganzo che veniva a prendermi al Liceo , che desiderare di più?
Ci pensò Sergio Baldi a parlare a Dario Di Cesare,ad allontanarlo…ad evitare che io perdessi la verginità con uno che poi sarebbe andato via come la sua purosangue Mustang…reclinando la testa all’indietro, quest’ultima però totalmente priva di rotelle.. Avevo perso un amore e trovato un fratello innamorato di me…durante tutto quel periodo di adolescenza avrei avuto le spalle coperte dal suo occhio vigile…caro Serghiei perché non ti ho avuto sempre con me? Quante esperienze superficiali mi sarei evitata..negli anni a venire ….
In quel periodo felice nulla aveva il potere di fermare i nostri desideri : marinavamo la scuola anche quando pioveva per andare al mare, a Fregene , a correre sulla spiaggia bagnata…con l’ombrello in una mano e il mangiadischi nell’altra…

                                             sulla spiaggia di Fregene
Da studenti del Liceo Classico cominciavamo a conoscere il mito di Moravia, di Pasolini, di Kerouak, Tolkien… dei diversi e , per simpatia, tentavamo di essere come loro, senza avere ancora ben chiaro cosa significasse veramente. Nel 1967 a Sanremo si era ucciso il cantautore Luigi Tenco, nel 68 la popolazione giovanile italiana tra i 15 e i 20 anni non era mai stata così numerosa, ben sei milioni di ragazzi… erano i numeri sui quali i politici potevano contare per iniziare una rivolta studentesca.

 Enzetto, Sergio ed io: tre segaioli

Noi passavamo il tempo raccontando le storie delle nostre vite, i nostri disagi, i particolari che ci avevano affascinato. Io ripetevo i racconti uditi da mia madre sulla vita in Lituania prima della tragica seconda guerra mondiale : viveva a Zorawano vicino a Vilnius in una grande casa riscaldata da stufe di ceramica e samovar sempre accesi. Un aspetto peculiare: mio nonno prima di uscire per andare ad una cena a base di vodka si foderava lo stomaco assumendo due cucchiai d’olio quale prevenzione estrema.. Tanta neve,tanto ghiaccio dove pattinare con i suoi tre fratelli e  tre sorelle .

                                                         I tetti di Vilnius
La festa arrivava quando sulle terre del nonno c’era il passaggio degli zingari russi, i mujik. Intere famiglie venivano ospitate in cambio di musica , danze e spettacoli :  grandi suonatori di violino e ballerini esperti scambiavano  la loro arte con l’ospitalità ricevuta. Erano i saltimbanchi della vita, la portavano da podere in podere allietando le serate con balli, canti e acrobazie , qualcuno al tramonto saliva sul tetto e vicino al parafulmine a forma di gallo segnava la fine della giornata con una suonata di violino anticipatrice delle gioie della notte. Proprio come nel film “Fiddler on the roof”, altro caposaldo della cinematografia mondiale.

                                
Violinista e locandina di Fiddler on the roof
L’arte dello scambio , del baratto, della possibilità di vivere dignitosamente offrendo la propria conoscenza, la propria abilità…null’altro.L’idea riempiva di melanconia i nostri giovani cuori…si poteva fare qualcosa per recuperare quel tempo spazzato via da una guerra assassina?
Finalmente nella prima parte degli anni settanta a Roma un circo particolare, per metà francese e metà canadese, aveva riportato in vita quel mondo perduto.

               
                                                                         Acrobati solari
Le Cirque du Soleil , le Grand Magic Circus riproponeva  il potere all’immaginazione riempiendo un piccolo tendone di quelle evoluzioni da saltimbanchi senza tempo, che parlavano una lingua composta dagli idiomi di tutte le lingue, incomprensibile e frutto di fantasia , ricordando che loro erano gli eredi di quegli artisti zingari , senza fissa dimora e frutto del miscuglio di tante razze , di tanti dialetti. Ad ogni loro arrivo il mio cuore si riempiva di gioia e ancora oggi non perdo un loro spettacolo : sempre presente a sbucciarmi le mani nell’applaudirli, grata di vedere sopravissuto ciò che temevo fosse rimasto solo un ricordo negli occhi di mia madre bambina…

                    
Locandina Magic Circus                                    Cesare a Calarossa 2003

Un anno prima del liceo classico, durante le vacanze di Natale , mi ero trasferita a Monesi in montagna da mio padre. Amavo quel posto sperduto sul Colle di Tenda a confine con la Francia, con Briga Marittima da una parte della montagna francese e Upega in territorio italiano .

                                                                    Monesi: le piste da sci
A Monesi quando sono nata mio padre aveva edificato un piccolo albergo dalle macerie di una vecchia caserma alpina e con una seggiovia e uno skilift aveva dato vita ad una affermata località sciistica …rimasta in voga almeno sino agli anni settanta. Si poteva sciare sino al bordo delle case e una bella pista di pattinaggio restava illuminata la notte per consentire un ulteriore passatempo serale…L’ideale per passare le vacanze natalizie, tanti amici da incontrare con cui dividere tutte le novità e i dubbi della nostra giovane età.
Lì una mattina avevo scoperto di essere donna. Il caso, che vive di regole matematiche, aveva voluto imporre alla mia vita una ulteriore svolta accidentale. Trovandomi sporca di sangue ero uscita dalla mia camera in cerca di conforto e di chiare istruzioni. Nessuno mi aveva mai parlato di quel fatto che mi stava accadendo, non ero pronta a quella realtà. Mi rivolsi per l’aiuto del caso alla donna di mio padre, la teutonica Vittoria , ex tata delle mie cugine, viveva ora da padrona  in quella che era stata la mia casa. Lei mi disse di andare in bagno e di lavarmi bene, di infilare un dito dentro sino in fondo in modo da pulire bene tutto.  Non so se fu la  cattiveria , una colpevole ignoranza o il voler ripetere sulla mia persona  quello che le era capitato a lei da piccola…ma alla fine la conclusione era la stessa : mi ero sverginata da sola , senza saperlo.

                                                             Horreur je accuse, aidez moi !
Si dice che chi sia stato violentato da piccolo tenterà di violentare a sua volta per ripristinare uno stato di normalità , per non sentirsi un diverso…quasi quello che gli capitò fosse parte integrante della vita normale e , riproposto a sua volta a scapito di nuovi innocenti , possa vedere riaffermata in qualche modo se non  la propria innocenza almeno la propria normalità. Già quello che brucia non sono le offese ma il fatto di essere stato invischiato in un affare poco pulito che la nostra moralità comune condanna. Essere visto come un diverso: per metà vittima e per metà complice…Ma quale complice? Cosa ne può sapere un bambino , un adolescente…. della vita e dei suoi sordidi intrighi?
Non so la motivazione che spinse quella donna a darmi un consiglio così alienante, che avrebbe avuto ripercussioni sulla mia sessualità e sulla mia incipiente vita di donna. Un giorno ne discuterà con la sua coscienza, insieme a tante altre cose,  è un conto che l’oste porta comunque vada la vita..perciò quel giorno non vorrei essere al suo posto per nulla al mondo.

Se solo avesse provato a parlare con me , a scusarsi… forse parte del danno sarebbe stato riparato.

Al ritorno a Roma durante l’anno di liceo e al Tortuga, ignara di tutte le cause e concause che quel gesto avrebbe improntato nella mia vita, continuavo spensierata ad assaporare la mia adolescenza sotto lo sguardo vigile del mio amico fratello Sergio che , sorvegliandomi, continuava ad allontanare il momento in cui avrei dovuto affrontare il giudizio del mio primo uomo…
Le sere d’estate ci vedevano complici in un happening dietro l’altro, la sera ci riunivamo per dare vita a spettacolari battaglie di uova e gavettoni tra il Tortuga e il Bar Vanni di Vigna Clara.

                                                              2CV
Si prendeva posto sulle “Due Cavalli” con le catenelle a sostituzione delle portiere e si partiva a caccia del nemico-amico ! Poi negli attimi di pace si stava tutti insieme o da noi al quartiere Vescovio o da loro a Vigna Clara…Io non la finivo di ammirare un ragazzo alto come una pertica , Stefano Bolzoni, con le Clark ai piedi … sempre pronto alla battuta, biondo ma  con pochi capelli…partecipava ai nostri giochi con una Citroen Pallas che appena messa in moto si alzava sugli ammortizzatori …un mito per l’epoca …

                                                                                 Pallas
Stefano Bolzoni mi faceva battere il cuore a duemila ogni volta che si avvicinava, il sangue mi riempiva la testa e non desideravo altro se non potergli stare vicino. Quella sera la mia eccitazione era al massimo: mi aveva invitata ad andare con il gruppo per una breve vacanza sul mare di Palinuro…ci si era salutati a mezzanotte dandosi l’appuntamento alla mattina successiva , partenza all’alba.

                                                   Palinuro vista dal satellite
Inutile dire il mio stato…tornata a casa avevo preparato il costume e le poche cose che ritenevo utili, avevo svegliato mia madre nel cuore della notte per annunciarle la mia gita e avevo mentito sulla compagnia , così per tranquillizzarla …le avevo detto, che Sergio l’amico di sempre sarebbe stato con me ! Così mia madre lo aveva chiamato e lui aveva retto il gioco…per poi agire nell’ombra a porre il solito rimedio! Alle sei ero seduta nell’entrata, pronta per partire, alle sei e trenta non stavo più nella pelle, alle sette …alzai il telefono e chiamai  la fonte della mia tachicardia :…”Pronto”dall’altra parte una voce assonnata mi rispose. “Chi sei?” e io prontamente : “Eli” e lui “E li  …mortacci tua e famme dormì !”…Che dire? Nulla più
Venne Serghiei a prendermi e partimmo insieme alle dieci della mattina io e il mio angelo custode : in quella gita non successe assolutamente nulla, dormimmo chi in macchina chi in tenda ma Stefano si tenne lontano dall’adolescente Eli ed io rimandai l’appuntamento della mia verginità, con problemi connessi.

Intanto il Cinema aveva puntato gli occhi sulla mia persona ed inevitabilmente avrei dovuto abbandonare gli amici e questa svolta del caso non mi avrebbe favorita perché perdevo amici sinceri anche se , appena potevo, tornavo a raccontare al pubblico del Tortuga le evoluzioni della mia nuova vita.

                                                                        Locandina del film

A fine estate avevamo iniziato le riprese in una villa a Roma vicino al laghetto dell’Eur del film “Quella piccola differenza” con Pino Caruso. Il mio viso era molto fotogenico  e questo mi portava a guadagnare facilmente denari insperati, che andavo subito a spendere nei negozi del centro.

                                                          Copertina di Vogue
Avevo fatto anche un servizio fotografico per Vogue con i vestiti di Paoletta Blue che alla fine mi erano stati regalati, complice una mia amica che là dentro faceva la commessa…Mi ero trasformata in una piccola lolita…deambulavo nell’ambiente cinematografico su alte scarpe a zeppa proponendo le mie forme androgine supportate da uno sguardo incorniciato dalle prime folte ciglia finte. Un bel bocconcino! Ora la sera il ritrovo abituale era al fondo di Via dei Condotti, al Baretto, un locale minuto in lacca nera stile inglese, a fianco di Battistoni  dove servivano gratuitamente piccoli sandwich al tartufo e al salmone .

Un rombo di motore ed ecco il destino che veniva a prendermi:vestito di pelle nera , un foulard al collo, riccioli neri da zigano intorno ad un viso olivastro, occhi penetranti che non  lasciavano  scelta :  Sergio Ferrero di Muresanu, come un vampiro affamato  di nuove vite aveva di fronte a se il suo bocconcino migliore…un po’ di convenevoli ed ero già a scorrazzare per Roma sulla sella della Harley del mio principe rumeno.

                                                    Sergio Ferrero mio first love con Donyale Luna
Dove eri Sergio Baldi , perché non eri lì con me? Perché non eri lì a difendermi dal tuo omonimo ? Quella sera mi portò a casa sua a Trastevere davanti all’isola Tiberina…mi offrì la cena e fu gentiluomo…mi lasciò scappare via. Non così fu durante il weekend a PortoErcole :  aveva affittato una camera  in una casa privata …più che una camera era uno sgabuzzino con letto e lampada che pendeva dal soffitto…veramente squallido…lì , senza possibilità di interpello , mi prese velocemente come fosse una cosa dovuta..Accaldata dai balli appena finiti sentivo il mio corpo vivo mentre lo stringevo sulla moto al ritorno dalla discoteca delle “Streghe”.. il profumo della pelle mi inebriava..sapevo cosa andavamo a fare e questo pensiero mi faceva provare una sensazione nuova, un desiderio forte di essere posseduta allargava le mie sensazioni, mi sembrava di sentire il cuore battere lì ,in mezzo alle gambe e richiamava il mio giovane partner al suo dovere. A casa mi spogliò e in un attimo mi fu sopra, mi prese facendomi provare un leggero dolore nella penetrazione…ma era quello che volevo…essere sua! Una sola goccia di sangue sul letto testimoniava la deflorazione…Apriti cielo:
Per lui ero una bugiarda, lui era un uomo di mondo e sapeva riconoscere una vergine da una che non lo era più…inutile piangere , disperarsi .Che brutta sensazione quella di non essere creduta: quel mio gesto d’amore per lui non aveva alcun significato e …io non capivo, non potevo capire …perché l’imene si era rotto ma con una sola goccia di sangue….
A chi chiedere aiuto ? Come fare a raccontare quell’episodio a mia madre o a mia sorella Ala ? Impossibile …ci sono voluti anni per venirne a capo…quando con un filo di voce da un amico ginecologo chiedevo spiegazione di una deflorazione senza sangue e lui , per grazia ricevuta mi spiegava l’arcano….
Riguardo a quell’episodio avrei dovuto già all’epoca riflettere  sul fatto che le origini del mio principe erano rumene  e i vampiri hanno bisogno di molto più sangue di quella singola goccia che il mio corpo aveva saputo donargli…un imene per metà autodeflorato davvero non poteva dare di più….

                                                         una sola goccia…

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