Baba Yaga

Di quegli anni ’70 sussistono situazioni e avvenimenti non ancora contemplati che hanno avuto tuttavia una ampia influenza sul percorso della mia vita. Sono stati determinanti, nel bene e nel male, creando le condizioni di una mia predisposizione a determinati cambiamenti altrimenti inspiegabili.
Ma da qui muove l’arringa della mia difesa !
E’ un tentativo di esporre i fatti per far comprendere le ragioni degli accadimenti, per collegarli tra loro a indicare causa ed effetto anche quando le cause sembrano episodi superficiali e di lieve incidenza rispetto ai devastanti effetti. Il progetto del Blog sugli anni ’70 non è ancora terminato, prevede anche l’analisi di quelle situazioni che sono diventate un punto di appoggio e alle quali mi sono rivolta quando ne ho avuto bisogno, quando l’istinto di sopravvivenza mi ha imposto di cambiare pagina. Per questi motivi cercherò di ricordare, per bene, i pro e i contro nei fatti e nelle letture, queste sì estremamente positive, che hanno costituito un caposaldo, un elemento di forza e sicurezza negli anni a venire.

                                    Alla finestra di casa nostra  in Via Sistina, a Roma

Nel primo periodo del mio matrimonio con Carlo avevo avuto un momento di grande notorietà dovuto ad una serie di mie fotografie pubblicate dalle testate giornalistiche maggiormente in voga in quel momento. L’Espresso, Il Messaggero e Playboy si contendevano le mie immagini !
L’autore di quei servizi fotografici era il fotografo, allora esordiente, Bruno Oliviero.
Considerato che, all’epoca, non esistevano i programmi di ritocchi al computer e i pixel delle foto venivano corretti a mano muniti di tanta pazienza, china e pennino…il lavoro eseguito era davvero di ottimo livello e, per tale motivo, riscosse tanto successo.
La mia immagine aveva riempito, già dal 1971, gli spazi dei giornali dall’Enalotto alle pagine dello spettacolo nei vari quotidiani. Ma, la mia, era solo una immagine vuota, priva di spessore, un involucro in cui io stessa non intravedevo alcuna profondità. Ero felice di vedere pubblicata la mia ingenuità ma ero anche spaventata dall’assenza dei valori che cominciavo a percepire e che nessuno mi aiutava a ricercare.

                                                         Pubblicità per l’Enalotto

Venne l’ingaggio a partecipare al casting di un film tratto da un racconto di Guido Crepax, Baba Yaga, per la regia di Corrado Farina con Caroll Baker e Isabel De Funès.
Ero, all’inizio, affascinata dall’idea di prendere parte alla realizzazione di un film  il cui autore era considerato l’inventore del  sexi fumetto, il creatore di “Valentina”.
Il mio agente cinematografico Guidarono Guidi, già aiuto regista e amico di Federico Fellini, era riuscito ad ottenere un ottimo cachet per la mia partecipazione anche se la parte non prevedeva alcuna battuta. Era un personaggio simbolo.
Dovevo interpretare il ruolo di una bambola  che la strega Caroll Baker trasformava in essere umano affidandole l’esecuzione di delitti perfetti e riportandola a ridotte dimensioni non appena  eseguiti. Un personaggio senza anima. Una bambola di coccio priva di sentimenti.
Era forse per questo che mi avevano scelta per quella parte?
Provavo una forte sensazione di disagio alle prove dei costumi, per altro minimi, quando  mi chiesero di fare il calco del mio viso per poterlo riprodurre in miniatura nel volto della bambola.

 
Il volto della bambola                                                     …e il mio !

Quando la copia di me fu pronta trovai che non mi assomigliava affatto, mancava il mio sguardo ad animarla , i due occhi di vetro che le avevano messo erano privi di espressione e a me sembrava che creando la mia copia inanimata mi avessero annullata del tutto. Se prima ero un bell’involucro con un po’ di spirito  ora ero totalmente  vuota… Impressionante : in più nella recitazione della mia parte mi si chiedeva di camminare e muovermi come un automa con lo sguardo fisso e dritto davanti a me. Davvero non mi piaceva partecipare  alle riprese e , dimenticato l’entusiasmo iniziale, non vedevo l’ora di finire per uscire da quel feticcio ! Ma , ironia della sorte, le immagini dei fuori scena fotografati da Oliviero finirono su tutti i giornali decretando il successo del film tanto che, ancora oggi, ricevo complimenti e apprezzamenti per quel ruolo. Ero diventata una icona del sesso, rappresentavo il feticcio per eccellenza, un simbolo a vita….Ma di cosa ? Del nulla…nonostante i miei folgoranti vent’anni.

                                                 Foto  fuori scena

Quando , venticinque anni dopo, mi capitò di rivedere il film in compagnia di amici…la parte della bambola aliena non sorprese più e , tra i presenti, si levò una voce  “ Eli ma non parli mai?”
In cuor mio sapevo , fin d’allora, di non essere mai stata una Duse né di avere mai interpretato ruoli complessi, ero stata una bella immagine che l’industria cinematografica aveva usato a suo piacimento…ora quell’esteriorità non sarebbe bastata!
Nel mondo attuale non avrei avuto alcun successo…

Negli anni ’70 lavoravo per raggiungere l’indipendenza economica, anche se i soldi mi sfuggivano di mano: per questo motivo non avrei mai potuto rifiutare un ingaggio.
Troppe privazioni patite da piccola facevano, in quel momento, sentire il loro peso. Mi rivedevo a Roma, in viale Carnaro, uscire di casa con la sporta di bottiglie vuote sotto al braccio per ricuperare, dal vinaio, i soldi del vetro e destinarli all’immediato acquisto di un lusso: un bicchiere di limonata!
Sono sempre stata fiera di riuscire a mantenermi da sola e di portare anche un po’ di beneficio in casa, a mia madre. Quante volte, da piccola, l’ ho vista raggranellare gli spiccioli, dentro le tasche dei cappotti, per ricuperare i soldi necessari alla spesa. L’assegno paterno di 150.000 lire mensili, per il nostro mantenimento, non si rivelava davvero gran cosa !
A diciannove anni già lavoravo a pieno ritmo anche se non avevo fatto una scuola di dizione, non ero stata allieva di una accademia di teatro…
Avevo preso parte ai caroselli, fatto provini per essere scelta, prima come figurazione speciale poi in piccole parti e finalmente avevo avuto accesso ai ruoli principali, grazie alla mia conoscenza dell’inglese, che mi permetteva di partecipare ai casting delle produzioni italo-americane  nelle quali si richiedeva di saper recitare in quella lingua .
Ero stata scelta in tutti i film prodotti o distribuiti dalla Titanus  per merito dell’interessamento della mia amica Silvia Monti che mi aveva voluto con lei nel cast.  Questa è la verità.
Non ero andata avanti grazie alla mia bravura, ben lo sapevo.

Foto sui giornali

Pur di non restare senza lavoro avevo interpretato alcuni fotoromanzi per la Lancio Story e la Skorpio…vergognandomene un poco !
Un estate del 1973 mi invitarono a partecipare ad una crociera in barca a vela da Civitavecchia alla Sardegna. Le bocche di Bonifacio , durante la navigazione notturna, dettero del filo da torcere al piccolo veliero e quando, la mattina, arrivammo a Porto Cervo eravamo più morti che vivi. All’epoca il porticciolo era piccolissimo , grande quanto la piazza sotto alla quale si aprivano comuni negozi. C’era un giornalaio con sali e tabacchi, un fruttivendolo e un panettiere.
Corsi a fare colazione su in piazzetta e una volta ristabiliti i succhi gastrici, scombussolati dalla traversata, dopo un buon cappuccino e brioche…scesi, ancora intontita, a fare due acquisti per la cambusa della barca. Dal negozio di frutta comperai delle pesche e il fruttivendolo dopo averle pesate le incartò, come si faceva allora, dentro ad un foglio di un quotidiano, anzi di un fotoromanzo della Lancio.

                                                     …la foto incriminata !

Scappai di corsa, rossa in volto, con le pesche avvolte dentro un pezzo di giornale con il mio viso che spuntava ovunque in bianco e nero.
Tutto avrei voluto tranne far sapere ai miei amici che per mantenermi prestavo la mia immagine ai fotoromanzi…che rappresentavano, allora, la serie C del mondo dello spettacolo !
Arrivare a Porto Cervo, mèta della mondanità dell’epoca, e servire da involucro per la spesa mi faceva prostrare per la vergogna.
Il problema era che non volevo apparire per quella che ero e , elemento più grave, non potevo ricevere correzioni al mio pensiero né sfogare i miei problemi con qualcuno perché vivevo, per mio volere, come se fossi stata una orfana senza neanche avere accanto una istitutrice, di ruolo.
Dove potevo attingere i dovuti consigli? A chi potevo rivolgermi?

Quando andavo a trovare gli amici del Liceo, che vivevano vicino alla Piramide Cestia in una specie di comune, portavo loro un po’ di aiuti economici e in cambio ricevevo ospitalità per qualche giorno. In quelle occasioni Pino Cino, Serena Dandini , Mario Tulli e Sergio Baldi mi introdussero alla lettura di un libro particolare, I King, che apriva una porta alla comprensione del nostro essere :  ci si sedeva  sulle stuoie, si gettavano sei monete per terra e si analizzavano i risultati cercando di capire quale fosse il corretto modo di comportarsi .

                                                          Il Libro dei King. I Ching

Imparai ad usare I King, il Libro dei Mutamenti, prestando alla sua lettura la massima attenzione come meritava quell’antico testo di divinazione cinese che fu tradotto , nel 1923, da Richard Wilhelm, ancor oggi , da parte mia, oggetto di consultazione  continua.
Ho un gran debito di gratitudine verso questo scrittore per avermi fornito l’accesso a questo monumento del pensiero cinese così infinitamente diverso dal nostro modus vivendi. La mentalità orientale si preoccupa dell’aspetto accidentale degli eventi in quanto l’istante osservato contiene il totale degli elementi.
Il filosofo Carl Gustav Jung fu un grande estimatore del Libro dei Mutamenti e , nel 1948, scrisse un appassionato saggio sull’argomento, il cui testo, in parte, vi ripropongo in calce.*
I King è un libro di consigli su come interpretare la vita e su come trovare gli aiuti necessari a viverla in quanto le nostre relazioni con il prossimo non dipendono dall’altro ma spesso quasi esclusivamente da noi stessi anche se siamo inconsapevoli di questo fatto.

Così accadde per il consiglio dato a Socrate  ‘dovresti fare più musica’…dopo di che Socrate si comperò un flauto …!
Io penso che la mente cinese antica contenga più di quanto appaia a prima vista e l’I King insiste dappertutto sulla conoscenza del Sè, invoglia a scrutare accuratamente il carattere, le attitudini e i motivi propri. Offre chiari consigli per agire opportunamente. Finchè le cose stanno ancora divenendo esse si possono guidare. Il Libro dei Mutamenti mostra le immagini di ciò che accade e con esse il divenire degli stati nel  loro ‘statu nascendi’, nel riconoscere con il suo aiuto i germi si impara a prevedere il futuro e ugualmente a comprendere il passato. Le sue sentenze mettono il lettore in grado di decidere liberamente se abbandonare eventualmente, quando essa è sciagurata, una direzione e questo mutamento è soggetto, per l’antica cultura cinese, a quella legge che tutto permea, al Senso ( Tao).
A questo libro di saggezza mi sono rivolta innumerevoli volte nel percorso della mia esistenza, attraverso i suoi consigli sono riuscita ad evitare le buche più dure e ad arrivare indenne sino ad oggi… a lui continuo ad affidare la disamina degli eventi della mia vita!
D’altronde perché mai ci verrebbe mostrato il futuro se non per poterlo cambiare ?

 

Nota in calce: *Carl Gustav Jung Prefazione al I King : “…Per il testo de I King  ho scelto di denominare con il termine ‘sincronicità’ il principio di un punto di vista (orientale) diametralmente opposto alla ‘causalità’ (occidentale) in quanto considera le coincidenze degli eventi in spazio e tempo, come significatore di più di un mero caso, cioè di una peculiare interdipendenza di eventi oggettivi tra loro, come pure fra essi e le condizioni soggettive (psichiche) dell’osservatore o degli osservatori…I 64 esagrammi dell’I King  sono ora l’instrumento mediante il quale il significato di 64 differenti ma pure presumibilmente tipiche situazioni, può essere determinato. Ma una verità così ovvia come questa rivela la sua significatività soltanto nel caso in cui sia possibile leggere questi disegni e verificarne l’interpretazione, in parte mediante ciò che l’osservatore conosce della sua situazione soggettiva ed oggettiva, in parte mediante la conferma apportata dagli eventi susseguenti…Ho fatto a questo scopo un esperimento rigorosamente concorde con la concezione cinese : personificai, in un certo senso,. il libro, chiedendogli il suo giudizio sulla situazione attuale, cioè sulla mia intenzione di presentarlo alla coscienza occidentale – rerum novarum cupidus -.
Feci uso del metodo delle monete e la risposta che ottenni fu l’esagramma n.50, Ting ‘Il Crogiuolo’ In corrispondenza alla maniera in cui avevo formulato la domanda bisogna interpretare il testo della risposta come se l’I King stesso fosse la persona che parla:‘come utensile di cultura raffinata il crogiuolo suggerisce la cura e l’alimentazione di uomini capaci che ridonda poi a vantaggio di tutti’.
Il libro dei Mutamenti dunque diceva di se stesso: ‘Io contengo del nutrimento (spirituale)’…”.

Copyright © Ely Galleani Blog. All rights reserved.

Share this post

Condividi su facebook
Condividi su google
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su pinterest
Condividi su print
Condividi su email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *