Le antiche civiltà sorte nel bacino Mediterraneo hanno avuto simboli comuni che hanno travalicato ogni frontiera per spandersi nel mondo intero.
L’evoluzione della cultura umana, della quale abbiamo ancora oggi testimonianze architettoniche,
è iniziata con l’era del Leone per continuare con quella dei Gemelli, quindi del Toro, dell’Ariete , dei Pesci per giungere ora all’era dell’Acquario.
Prendendo ad esempio il periodo dell’era del Toro i popoli che hanno vissuto in quell’epoca hanno condiviso gli stessi culti anche se le distanze geografiche tra loro erano enormi : a Creta la Tauromachia, nella civiltà Nuragica il culto del Toro e della Dea Madre, in Egitto la rappresentazione della massima protezione in Hator dalla maschera di mucca e il culto del Bue Api.
Il simbolismo che accomuna queste differenti popolazioni appare come un fenomeno di simultanea conoscenza nonostante le distanze imponenti che li separavano.
I Simboli hanno accomunato, in un medesimo progetto di crescita, popoli con lingue e ubicazioni differenti .
Così è accaduto ad esempio tra la scrittura Egizia e quella dell’antico Giappone : entrambe utilizzavano ideogrammi che venivano scritti partendo dall’alto verso il basso, e sia da sinistra verso destra che da destra verso sinistra nei geroglifici.
Nell’antica terra di Mishraim, l’odierna Msr, per noi l’Egitto , questa scrittura da ambo i lati serviva a far conoscere i testi da scandire all’interno di un sito sacro offrendoli all’attenzione sia a chi vi accedeva da sinistra sia a chi entrava dal lato destro ed era utilizzata, ad esempio, in verticale all’interno delle Tombe.
Spesso agli ideogrammi si univano segni fonetici, sillabi ma mai vocali.
Per gli antichi scriba era necessario riprodurre con esattezza i geroglifici (dal greco hieros= sacro, glyphein=incidere) al fine di non alterare il loro simbolismo e la loro capacità di comunicare, di rendere nota all’uomo la conoscenza ad essi correlata.
Una sottile ironia passava attraverso l’antica scrittura per dare la chiave di una seconda lettura , così l’ideogramma di una rondine nel geroglifico significa “la preferita”…converrete con me che il piccolo e infaticabile volatile,capace di attraversare il mare Mediterraneo per giungere sino al Nilo,detiene tutte le qualità che la sposa del Faraone doveva possedere ( tenacia, coraggio ed umile eleganza)
Proverò ora ad infondere nel lettore l’amore verso questa antica forma di scrittura ponendo alla sua attenzione la correlazione esistente tra alcuni dei principali ideogrammi
1)l’ideogramma “mer” (raffigurato come un aratro, zappa- compasso)
Mer è il piccolo simbolo a sinistra
Significa amare ma anche arare , preparare il campo, progettare ( disegni degli architetti)
Solo se si ama si pensa al futuro.
2) l’ideogramma “seshem” (raffigurato come un seme con piedi e germoglio )
Significa guidare, condurre, istruire ( chi ha conoscenza e la propone necessita di un certo tempo per vederla assimilata e in grado di produrre frutti ), più si troverà un terreno fertile più sarà rapida la crescita . Lo stesso concetto verrà ribadito nell’Evangelion di Marco al capitolo 4.
3)l’ideogramma “ank,anch” (raffigurato come una croce ansata )
Per gli antichi egizi significava “la chiave della vita”, rappresentava il laccio di un sandalo che consente ai piedi di compiere il loro cammino.
Il fisico Fritjof Capra ha esposto negli anni ‘90 la teoria per tentare di spiegare il fenomeno “vita” con il nome di “bootstrap”ossia… il legaccio del sandalo.
“Ank”rappresentava anche uno specchio di rame con il quale dare luce alla propria esistenza…riflettere !
Da cui discende la necessità di non alterare il proprio status in nome dell’apparenza e l’esigenza di introspezione, il tanto trascurato “guardare dentro se stessi”.
Nella cultura nuragica dell’era neolitica era la “Dea Madre”, dove il seme della conoscenza può meglio attecchire, l’elevazione dell’uomo verso lo spirito.
4)l’ideogramma “di,dy”(raffigurato come un triangolo con una piccola apertura sulla base) significa dare, avere , essere dotato.
(Dj sopra la testa di Sethi)
E’ importante porre l’attenzione sulla correlazione dei 3 stati: non si può dare se non si ha, non si è dotati se non si è dato, e…non si ha se non si è dotati .
Il numero 3 è simbolo della perfezione fin dalla notte dei tempi.
Rappresenta ai nostri giorni la Trinità Cristiana Cattolica e Ortodossa.
Esempio Cattolico :
Durante il battesimo nei primi secoli d.C. il catecùmeno veniva immerso per tre volte come il Triduum (tre giorni) passati da Cristo nel Sepolcro
Esempio Ortodosso :
Nell’ “Icona della Trinità” del russo Andrè Roublev la raffigurazione avviene all’interno di un triangolo racchiuso in un cerchio il cui punto di fuga non è , come nelle prospettive normali, rivolto al fondo del quadro ma va verso lo spettatore. Da notare come anche in questa opera d’arte si trova il simbolo della piccola porta aperta.
Nella “Legge” ebrea il triangolo è comunque presente nella preghiera “Trisagion” le cui parole sono : “Dio Santo, Forte Santo, Immortale Santo abbi pietà di noi”
Questa santità è ripetuta tre volte per mostrare il suo assoluto, la sua completezza, la sua eternità.
I tre lati del triangolo appaiono nella coreografia delle Tre Grazie dipinte nell’antica Pompei, tema ripreso, nel Rinascimento, alla corte di Lorenzo il Magnifico.
Le Tre Grazie di Pompei comparate con le Tre Grazie dipinte dal Botticelli
Una Grazia dona, l’altra riceve e dona e la terza riconsegna pari dono alla prima.
In ugual modo le nostre braccia dovrebbero essere aperte ad abbracciare i nostri simili, un moto sia verso la persona a cui offriamo come verso chi ci restituirà quel beneficio che, con la nostra iniziale offerta, abbiamo stimolato.
Il generoso può così rischiare di ricevere ciò che ha donato mentre l’avaro non può che perdere !
Le Tre Grazie indicano da millenni come questo atteggiamento sia imprescindibile dalla corretta evoluzione umana.
Artisti come Valeriano, Raffaello, Botticelli, Correggio, Veronese hanno commemorato le Tre Grazie nei loro dipinti unitamente a quelle riprodotte dal conio nelle monete commemorative ( Medaglia di Pico della Mirandola all’epoca in cui era giovane allievo di Ficino), a quelle stampate negli ex-libris ( Johannes Cuspinianus) o ancora raffigurate nelle popolari Carte dei Tarocchi.
Solo nella nostra epoca siamo riusciti a sfuggire all’importanza simboleggiata dalla triade : l’assoluta necessità di procedere non solo verso il nostro prossimo ma anche verso il terzo, l’altro.
L’essenza dell’uomo è insita nel numero tre e non già nell’uno !
L’uno è trino.
Testimonianze si trovano nel testo (pubblicato nel 1499 d.C.dal Francesco Colonna ) della “Hypnerotomachia Poliphili”, il cui titolo è una parola inventata composta dai termini greci hypnos (sonno), erotos (innamorati), e machia (lotta), con le preziose xilografie di Mantegna, Bellini e Raffaello.
Nell’opera il protagonista Polfilio viene accompagnato fino alle tre porte che segnano il passaggio da una terra all’altra da due figure femminili: Logistica,la Razionalità e Teleria,la Volontà .
Durante il percorso incontrerà geroglifici e monumenti egizi alla Trinità : l’obelisco la cui punta termina con il piramidon,che rappresenta la congiunzione con l’assoluto e una piramide posta sopra un cubo, che richiama la sua attenzione sulle qualità trinitarie dell’Essere ( l’uomo che diventa spirito).
Occorre quindi non dimenticare la cosmogonia eliopitana, (Eliopoli= On nei testi biblici ),
con la triade rappresentata da Shu l’aria con la piuma di Maat, Tefnut–Nut l’umidità, Geb la terra ( neolitico, età del bronzo) che formano le tre parti del mondo primordiale.
5)L’ideogramma “Shenu” (raffigurato come un cartiglio )
Il cartiglio,shenu, viene magnetizzato sotto le mani di Iside
Rappresenta la protezione, il tenere unito, il preservare.
Diversamente dal termine “eka” (un papiro racchiuso dall’infinito)
il cui significato sino ai giorni nostri è quello di custodire ciò che è racchiuso nella conoscenza: biblioteca, pinacoteca, enoteca,ludoteca
Shenu ha quindi un significato più elevato in quanto i punti del cerchio sono in continuo divenire senza fine e senza inizio, per sempre
Il cerchio è sempre stato simbolo di santità e di eternità : ad esempio è il sole dietro alle statue egizie, è l’aureola dei nostri Santi, lo sfondo dietro alle statue del Buddha
La forma del cerchio, che allargata a forma di cartiglio veniva usata al fine di proteggere uno dei cinque nomi de Faraone, va correlato con la parola “religione” e il suo significato di legare insieme, religere .
Occorre fare un breve cenno sull’importanza della conoscenza delle parole: ad esempio se si confronta “dividere” con “condividere” .
Un anno viene rappresentato in dodici mesi , esso non è diviso in 12 mesi in quanto ogni mese fa parte dello stesso insieme , è quindi condiviso.
Le differenze di una società sono la sua ricchezza ma le divisioni nella stessa rappresentano la sua povertà perché ciò che è diviso non fa parte di una stessa idea , di uno stesso progetto.
Occorre quindi imparare a dare una grande importanza alle parole e a ciò che esse rappresentano
6)L’ideogramma “medu” (raffigurato come un bastone nodoso)
Significa le parole.
Durante il cammino di questa vita le parole ( il bastone) sono di appoggio, aiutano a scansare tutti i pericoli ma si deve prestare la massima attenzione nell’usarle. Esse infatti possono essere pericolose, causare traumi e persino la morte se usate senza cognizione.
L’Antico Egitto riconosceva molta importanza al silenzio, verbosità e chiacchiere erano considerati difetti capitali.
Nell’opera dell’undicesimo secolo D.C. custodita al Museo del Moyen Age di Cluny a Parigi denominata “Antipodio della Cattedrale di Bâle” sono presenti nell’incisione tre idiomi differenti.
La frase “ AQUIS SICUT HEL FORTIS MEDICUS SOTER BENEDICTUS” (nella riga superiore) “A PROSPICES TERRI GENAS CLEMENS MEDIATOR USIAS” (nella riga inferiore) rappresenta l’antidoto a Babele in quanto riunisce in Cristo le scritture, quindi le culture, che lo hanno preceduto: in ordine cronologico quella ebrea, greca e latina.
Occorre tenere conto che i Ptholomei ( da Ptha , sommo rappresentante della conoscenza Eliopitana)), avendo conquistato l’Egitto con la campagna di Alessandro Magno, parlavano e scrivevano sia in greco che in egiziano antico. E’ stato a seguito di questa loro peculiarità che Champoillon è riuscito, con il ritrovamento della stele di Rosetta, ad interpretare la traduzione dei geroglifici.
Vedi art.19 L’Istrice
7)L’ideogramma “ moses” (raffigurato come tre pelli di animale legate )
Significa nato.
Per gli antichi la nascita era considerata come la fuoriuscita da tre involucri: il cielo,il mondo di mezzo e la terra.
Ancora una volta il numero tre incarna una totalità ben costruita, il triangolo, la piramide.
Ndr :Mosè , affidato alle acque del sacro Nilo, fu ritrovato e adottato alla corte del Faraone con questo nome
8)L’ideogramma “Pàr ( Fàr in italiano)” (raffigurato come un quadrato con una apertura)
Significa casa.
Il nome Faraone deriva dall’unione di Pàr ( casa) e Ra (sole) anticamente si leggeva Pàra, Fàra
Le origini della città di Parigi, l’antica Lutece Parisis , che sorse sull’isola di Saint Louis sono più antiche di quanto noi possiamo immaginare, sotto le fondamenta di Lutece vi sono altari degli antichi egizi dedicati a Iside !
Paris deriva da Pàr ( casa ) di Isis , che si legge Parisis
In chiusura occorre fare un cenno sull’importanza dei colori : da sempre il colore blu è stato associato alla divinità, il rosso allo spirito, il giallo oro alla illuminazione.
Spesso la Madre di Dio è rappresentata con il colore blu, alle volte con tonalità quasi notturne che si interpongono con il chiarore del suo viso illuminato che ha nel simbolismo cristiano il significato di “Colei che porta il sole che si leverà per venire a visitarci. Luca 1,78”
Analogamente, nell’antico Egitto, Nut , che rappresenta l’atmosfera e la protezione, accoglie in se il sole per tutto il periodo notturno per riconsegnarlo a nuova vita all’alba del mondo.
In simile modo anche a noi è chiesto di accogliere tutto ciò che comprendiamo e tutto quello che non riusciamo ancora ad intelliggere : questo è il ruolo della nostra fede.
4 risposte
un aspetto interessante dell’ Antico Egitto esposto con garbo e competenza. m.v.
Grazie Massimo credo sia alla base di ogni civiltà rapportarsi con l’antico . Solo così si spiegano analogie e correlazioni con il nostro attuale mondo .
Complimenti vivissimi signora Galleani. Sono argomenti che non conosco quelli trattati,ma di grande interesse per chi come me,lettore di storia e storie,è piu’ propenso a storie contemporanee pur non disdegnando le altre.
E’ stato un piacere anche dare la sua conoscenza. mparis
ottimo