Il bastone e il remo

La vita è fatta soprattutto di un mix di sogni e realtà con il quale ad ogni risveglio affrontiamo il nostro destino, per metà consci della vita presente e per metà ancora ebbri dei messaggi onirici ricevuti nel sonno, con le parole ci aiutiamo ad effettuare il nostro percorso mentre con la voce cerchiamo di comunicare i nostri stati d’animo agli altri .Questa è la visione che avevano anche gli antichi : immaginavano le parole come un ausilio per attraversare questa esperienza terrena, qualcosa a cui appoggiarsi nel cammino, su cui contare per saggiare la strada…per questo le parole nei geroglifici venivano indicate con un ideogramma rappresentato da un bastone.Proprio perchè le parole possono essere usate anche in modo non appropriato, possono fare male, sono uno strumento a doppio taglio…bisogna saperle maneggiare, ci si può appoggiare, fare affidamento per progredire ma sono sempre qualcosa di cui è più prudente avere timore.

                                                                   Masai Mara

 

Il simbolo del bastone nodoso esprime al meglio il significato che gli antichi vi riponevano, brandito dal manico poteva servire come appoggio ma anche come difesa incutendo rispetto nel prossimo . Ancora oggi in Kenia nelle tribù Masai , etnie di origine nilotica, si è sottoposti al rito del bastone : di fronte al capo villaggio, il Papa San, si deve chinare il busto in segno di sottomissione e questi , brandendo un nodoso bastone, lo farà passare a  guisa di clava davanti alla nostra testa…prima di lasciarci entrare nel suo territorio! Il bastone è la legge…da noi la legge sono  le parole…

Così in un bellissimo film “Il fascino discreto della borghesia”il regista Luis Buñuel  fa procedere i protagonisti insieme in strade di campagna, quasi senza meta essi camminano instancabili nella metafora della loro vita, un passaggio per il regista sostenuto solo dallo scambio delle parole che , come bastoni da passeggio, seguono il nostro percorso segnandolo.

                                                                La locandina del film

 

Ma se si deve attraversare un fiume…allora sono altre le cose che servono: per giungere all’altra riva c’è bisogno di un remo ed ecco il secondo simbolo…il geroglifico del remo indica la voce!
Le parole senza la voce sono ben poca cosa, la voce deve sostenerle ed accompagnarle e solo così riusciranno grandi imprese come l’attraversamento della grande acqua.  E’ la voce… il remo , che ti porta sull’altra sponda!

                                                              Il porticciolo di Ponza

 

1973.Avevo avuto un avventura che mi confermava in pieno questa affermazione. Partita in barca dall’isola di Ponza con alcuni amici romani durante il tragitto verso Ischia eravamo stati sorpresi da una violenta burrasca. Il piccolo panfilo non poteva sopportare oltre la forza di quei marosi e aveva trovato riparo dal fortunale nel porticciolo dell’ isola di Ventotene, allora tristemente famosa per il carcere di massima sicurezza.


Nessuna cella dell’ex carcere di Santo Stefano vede il mare !

Villaggio di pescatori dove si produceva dell’ottimo musciamme …aveva le case arroccate su un piccolo lembo di terra, abitato da gente ostile ai forestieri , affascinava per le mura antiche, le finestre strette che si aprivano a dirupo sul mare e quel riserbo atavico. La notte l’avevamo passata a scorrazzare tra le sue strette vie in cerca degli antichi sapori marinari allietando il passare delle ore in una osteria locale dai tavolacci rustici di legno antico, io del tutto ignara dello scherzo che il destino mi riservava. Al rientro in barca ci aspettava la prima brutta sorpresa, l’armatore aveva deciso di abbandonare il progetto iniziale di viaggio e voleva fare rotta verso casa: improvvisi impegni di lavoro gli impedivano il proseguimento di quella navigazione di piacere.

                                                           Il fascino di Ventotene

 

Chi non avesse voluto tornare sui propri passi doveva prendere armi e bagagli e scendere sulla banchina e proseguire con altri mezzi.
Fu così che la mattina seguente mi vide restare da sola a salutare dal molo gli amici che rientravano: non c’era da preoccuparsi avrei preso il primo traghetto in partenza per Napoli !
Peccato che dall’isola di Ventotene partiva un solo traghetto alla settimana…esattamente dopo cinque giorni, mi dissero…mentre io dovevo essere a Capri per l’indomani!

                                                          Il gozzetto …privo ancora del motore!


Scesi tra le barche dei pescatori ormeggiate nel porticciolo ancora piene di nasse residuo della pesca mattutina, cercando qualcuno che volesse accompagnarmi con uno di quei gozzi almeno sino all’isola di Ischia.La giornata era bella,limpida,il mare calmo senza un filo di vento…dimenticata la tempesta del giorno precedente…si poteva tentare. Un padroncino acconsentì a fare quella traversata…giusto il tempo di prendere due provviste e avremmo potuto salpare..ci sarebbe voluta una giornata intera di navigazione ed era meglio essere prudenti. Seguì un lungo patteggiamento sul prezzo che avrei dovuto pagare per quel passaggio in mare, alla fine ci mettemmo d’accordo per cinquantamila lire, che per quegli anni non erano davvero poca cosa.
Salite le derrate di acqua,alici , pane e pomodori mi fece sedere a prua della piccola imbarcazione in modo che con le mani potessi tenermi ai bordi di legno e lui , imbracciato il timone del motore fuoribordo indirizzò la barca verso il mare aperto. Da prua il mio punto di vista includeva il giovane pescatore al timone del suo gozzetto e l’isola di Ventotene che lentamente , mentre progredivamo nel mare, diventava sempre più piccola sino a sparire dietro le spalle del marinaio.

Il sole cominciava a scaldare,l’aria era mite … mi misi a prendere il sole in bikini, sentivo ancora un fondo di timore per quella nuova avventura, ma tutto procedeva a dovere, il marinaio era di poche parole , la traversata progrediva in mare aperto…perciò potevo rilassarmi ed approfittare del sole per abbronzarmi un po’.
Improvvisamente non vi fu più alcun rumore, la barca era ferma in mezzo al mare, il motore spento, solo acqua intorno a noi…il pescatore che si toglieva la maglietta rimanendo in canotta bianca e ridendo mi diceva…indicando il mare : “ora o me la dai…o scendi!”.
Potere seducente delle parole davvero zero ma sufficiente a farmi realizzare cosa stesse succedendo: un guizzo e mi buttai in acqua…incredibile lo stupore che si stampò sul viso di quell’uomo…lo assalì il terrore, credo che in un attimo gli venne alla memoria il momento in cui lasciavamo il porticciolo di Ventotene e quanti mi avessero visto salire a bordo con lui.

                                                               Sola come un delfino

Ero scesa in mezzo al mare piuttosto che scendere a patti con quel bruto, ma ora non potevo reggere quella scomoda posizione a lungo…in mare aperto…dovevo trovare un accordo che mi riportasse all’asciutto impedendogli di assalirmi di nuovo magari con un risultato per lui migliore.
Non avrebbe abbandonato la barca, questo lo sapevo, neanche per coronare il suo desiderio di possedermi…ma poteva abbandonare me,in un attimo di follia più grande.
Gli dissi che non mi piaceva essere obbligata dalle circostanze o dalle persone e se le cose andavano fatte si poteva trovare una situazione più comoda di quella, potevamo arrivare ad Ischia e passare la notte insieme, magari affittando una camera in una piccola pensione.


Tramonto durante la traversata

Avevo paura perché il mio gesto estremo per il momento mi aveva salvata  ma poteva portare come conseguenza un altro gesto insano e potevo davvero ritrovarmi naufraga di me stessa in balia dello strapotere di quell’uomo. Dovevo remare verso la  mia sponda per mettermi in salvo e solo la voce era il mezzo che avevo a disposizione. Divenne suadente, dolce, complice…cercavo di convincere quel bruto in canottiera che non c’era bisogno di tutta quella sceneggiata, le cose erano più semplici… sarei risalita in barca se mi prometteva di portarmi sana e salva a terra e lì… poi avremmo potuto trovare modo e maniera per soddisfare le sue voglie.

Forse anche lui era rimasto scioccato dalla mia reazione e si lasciò convincere dal ragionamento acconsentendo alla mia idea…risalii a bordo e , intirizzita dal freddo, mi accantucciai sul fondo della barca. Il viaggio riprese.
Dunque onore e vita erano stati salvati dalla mia voce,dalla sua capacità di convincimento.Tremante affrontai tutto il resto della navigazione appoggiata di spalle alle ginocchia del mio carnefice che solo così si sentiva tranquillizzato delle mie intenzioni, mi sentiva vicina e ormai già sua, sapendo che presto avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava così ardentemente.
Le parole e la voce mi avevano tirata fuori dal guaio più grande ma ora pesavano sulla mia testa per le promesse fatte.

                                                                La spiaggia di Ischia

Al tramonto arrivammo nel porticciolo di Ischia, non esistevano ancora i cellulari per cui corsi al primo telefono a gettoni reperibile nella piazzetta e dopo essermi sincerata che sino l’indomani non partisse alcuna nave per Napoli o Capri, incrociando le dita provai a mettermi in contatto con il mio amico Stefano Almagià che mi attendeva, ignaro, nella sua bella casa… con vista sui Faraglioni, qualche scalino sopra la piazzetta di Capri.
Davvero speravo in un miracolo, nella possibilità di essere raggiunta e salvata in extremis, magari dall’intervento di qualche amico di Stefano che sarebbe giunto a prendermi in motoscafo mettendo fine definitivamente a quella disavventura…ma Stefano disse che era solo , senza barca ma immensamente felice del mio arrivo: sarebbe venuto a prendermi l’indomani all’arrivo del primo traghetto da Ischia….

                                                  I Faraglioni visti dalla sommità dell’isola di Capri

Too late..troppo tardi, pensai dentro di me! Le parole dette al marinaio erano bastoni sulla mia testa,  che fare ?

Il mio carceriere non dava segni di pentimento anzi credevo di scorgere un leggero sarcasmo nell’espressione del suo viso per l’ineluttabilità della mia posizione e in più ora pretendeva esplicitamente anche il compenso pattuito per la traversata…Che fare? Prendere tempo…portarlo a cena e sperare che si ubriacasse senza nulla più pretendere? Era pur sempre un tentativo…ma inutile ,dopo cena  lui era totalmente sobrio… affittò una camera e non appena la porta si chiuse alle nostre spalle…mi fu sopra.
Ricordo l’odore di selvatico, di felino che il suo corpo emanava, i calli sulle mani, i muscoli forti e scattanti pronti ad agguantarmi. Non era alto di statura ma ben dotato…e per la prima volta in vita mia non ne ero per niente entusiasta. Cercava la mia bocca per baciarmi mentre toccava i miei piccoli seni strapazzandoli…quasi fossero stati di gomma ! Non potevo fare nulla per alleviare quella tortura tranne cercare di fare il possibile per abbreviarla  . Gli chiesi di fasi una doccia ma lui rifiutò… preoccupato io potessi darmela a gambe .
“Travolti da un insolito destino nel mare d’agosto” il soggetto dovevano averlo scritto pensando alla mia disavventura …sicuro!

                                                                    Locandina del film

Avevo le sue mani dappertutto quasi fosse stato un polipo ed io una cozza da aprire! Dovevo fare nuovamente qualcosa per abbreviare quella tortura : mi chinai in ginocchio sul pavimento e cominciai a baciarglielo con tutta la maestria di cui ero a conoscenza, cercando di eccitarlo il più possibile…evitavo così le sue mani tenaglia sui  seni e il suo bacio in bocca…
Chissà perché la gran parte degli uomini non sa accarezzare il seno …credono che alle donne faccia piacere farselo strapazzare : nulla di più falso! Si perde tutto l’erotismo nella brutalità di un gesto…ciò che più appaga è l’esatto contrario…il tocco fuggente e delicato di una mano che accarezza e non stritola, che titilla i sensi, che sfiora i contorni riempiendo di brividi tutto il corpo. La lingua che lecca i capezzoli mentre le labbra si chiudono a succhiarli..quasi si volesse suggere il latte della vita: questo eccita più di ogni altra cosa!

Ma quella sera non potevo neanche lontanamente sperare di ottenere qualcosa che non fosse della pura brutalità….così fu….non appena il desiderio provocato dai miei baci fu al culmine mi prese senza  fantasia cercando solo il suo di piacere…in breve era girato su un fianco, in canotta, a fumarsi una sigaretta…
Idilliaco…! Mi riempii la vasca nel bagno sino all’orlo e ci restai a pulirmi l’anima da quell’incontro fino a che l’acqua divenne fredda. Volevo cambiare pelle, rinascere a nuova vita…dimentica di quell’episodio. Uscita dal bagno lo trovai pronto a ripetere il “suo” piacere…gli dissi chiaramente di aver mantenuto la parola data ma che non avevo alcuna intenzione di ripetermi. L’episodio poteva considerarsi chiuso.

                                                                    L’alba della libertà

L’indomani mattina mi alzai alle prime luci dell’alba, presi le mie cose e me ne andai senza pagargli il corrispettivo pattuito…poteva andare dalla Polizia se voleva…come no…avrei avuto anche io delle cose interessanti da raccontare…Un incubo che non finiva. Voltai le spalle e mi incamminai nel mio presente e lui..fortunatamente non mi seguì….libera, ero libera finalmente !
Ora dovevo solo dimenticare e il mare blu indaco mi avrebbe aiutato a farlo…più di qualsiasi altra cosa!

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