La preziosa diversità degli altri

Cerco una porta che non trovo…singolare…è proprio il portone di Roman Polanski, il regista del film “La Nona Porta”, a nascondersi alla mia vista. Sono a Parigi in questo piovoso pomeriggio del 14 aprile 2005, sono tornata laddove due mesi prima avevo lasciato da leggere un soggetto all’amico regista. Cammino avanti e indietro per l’avenüe senza riuscire a trovarla, si nasconde ai miei sensi…fatalista come sono me ne chiedo la ragione…cosa altro dovrà succedere in una giornata densa di avvenimenti come oggi?


Dal romanzo “Il Club Dumas” di Arturo Perez Duverte

Anche nel corso della mattina ho provato a cercarla senza successo poi, l’idea di arrivare all’ora del pranzo, mi ha fatto desistere dalla ricerca e ho continuato a passeggiare nei bellissimi giardini stile inglese davanti alla “grille du coq”dell’Eliseo, al Pavillon sino alla place de la Madeleine.
Parigi fa risalire la sua etimologia da Par Isis ( la casa di Isis, la Grande Madre ) , da lei discende il nome della Cité… per questo mi reco nella “Chiesa della Magdaleine” ad ammirare la statua della Maddalena incinta mentre levita ricca di spiritualità in mezzo alle ali dei due grandi angeli protettori. Il gruppo marmoreo bianco rifulge grazia in ogni dove : è davvero impressionante… all’uscita la vista dell’Obelisco di Luxor dedicato ad Osiride e sormontato dal Piramidon dorato completa la meraviglia! Riempie l’anima…

                                                                     La Magdaleine

Non approfittare del tempo che si ha è crudele e stupido sopratutto verso noi stessi …bisogna dividere la conoscenza per unirla. “Partager” dicono i francesi , partecipare, parlare di tutto con tutti! …

Nel Metrò incontro parole e sguardi sorridenti e complici, si condivide felici anche solo una occhiata o una battuta allegra…Un rastaman giamaicano mi studia cercando di capire la mia estrazione, lo sorprendo dicendogli di essere stata tanti anni fa , nel 1978, in Giamaica e se può indicarmi la fermata per raggiungere Simon Bolivar, dove abita mia cugina. Sorride, mi dice di scendere alla prossima…chiede se ho conservato un buon ricordo del suo paese. Rispondo : “Certo che sì .Anche se è un po’ pericoloso”. Ride e vuole sapere se dico questo perché ho avuto una storia con un giamaicano…arriva la fermata a togliermi dall’imbarazzo..scendo facendo un cenno d’assenso con la testa più per farlo contento che per corrispondergli la verità… ben diversa!!! Il Metrò riparte e si porta via le sue ultime parole “Ah…un Rastaman”, lo lascio andar via con la sua convinzione , qualcuno sa cosa significhi incontrare un rastaman…una allora giovane italiana ne ha conosciuto uno…perché ,a suo dire, i francesi non viaggiano, non approfondiscono, sono chiusi.


Margot

Mia cugina Margot , veterinaria da anni a Parigi, ne è convinta… “non socializzano” aggiunge.
In verità credo siano solo riservati, con me sono affabili, ottengo dialogo ad ogni domanda posta anche se ormai so riconoscere a chi chiedere , conosco i visi , le movenze dei meno complicati  .…
gli altri, con rare aperture soggettive verso l’esterno, sono purtroppo afflitti dal difetto di essere burocrati.
Margot sta finendo una visita nel suo studio , per ingannare l’attesa accendo il suo computer,  in francese curiosamente si chiama “ordinateur” forse perché ordina i dati, li tiene uniti, ne facilita la consultazione…mi fa ripensare al significato del geroglifico “eka”, la magia di tenere unito…certamente non c’è biblioteca, pinacoteca, ludoteca virtuale migliore dell’ordinateur, lì tutto è tenuto unito, milioni di dati a disposizione che possono essere condivisi in un bip…fa ben sperare!

Il tempo vola e si fa tardi …devo ancora trovare quella porta …scappo via…Niente da fare… Compero due biglietti per vedere il balletto “1Two3” di Sylvie Guillem , la piuma dell’Operà, l’étoile, la stella, the star! Che strano: i sentimenti provocati da una artista , la sua leggerezza nel proporli la fanno definire una étoile. Étoile, stella in geroglifico significa porta …dunque una étoile è una porta verso l’astratto, una porta per gli spettatori attraverso la quale raggiungere una elevazione…Bello: mi piace sorprendermi nei miei stessi pensieri!


Sylvie Guillem
L’altra sera, uscendo da un locale privèe in compagnia del mio solito amico romano, siamo stati  affiancati da una vettura, il conducente in tono gentile si è rivolto in francese al mio accompagnatore chiedendogli se poteva rivolgermi una domanda, ricevuto il consenso ha voluto sapere cosa portassi “en dessou”, sotto…e io gli ho risposto “le ciel!”, il cielo…per poi allungare il passo e sparire nella notte parigina , prima di  intravedere qualche …astro!
Alle volte la vanità si veste di parole… guai ad indossare la superbia.
Tutto l’inatteso di quel giorno accade alla  prima al “Théatre des Champs-Elysées” : i biglietti “2me Balcon Côte”  riservano una vera sorpresa…sono nell’ultima galleria …lassù in alto, quasi attaccati al soffitto dorato che recita,  tra stucchi barocchi,  “Sur la cime l’angoisse et le rêve”…


Tra gli stucchi: l’angoisse et le rêve

Le rêve ,il sogno …si avevo sognato di essere ammirata quella sera…ma quando entro…credo di svenire. Soffro di vertigini … mi è quasi impossibile raggiungere e restare seduta sulla poltrona a quell’altezza : l’angoscia mi invade , ho il corpo pieno di spilli, lo stomaco serrato e una strana sensazione alle gambe…come una paralisi,una morsa che mi serra anche la gola…un incubo, non riesco a guardare giù senza provare ancora di più la sensazione di avere mille aghi sotto la pelle. Che fare ? Carponi scendo al primo rango dove la ringhiera è più alta , passo la mia sciarpa dietro lo schienale della poltrona provvedendo ad annodarla sul davanti, quasi fossi seduta in un volo di linea…respiro, provo a controllare il male…


Cintura di Sicurezza

Margot si sporge per farmi capire come non esista un  pericolo reale…a me viene da vomitare. Lo possono dire a tutti ma non lo possono dire a me: nessuna persona che soffre di vertigini si potrà suicidare buttandosi dall’alto…da cui consegue che due cari amici perduti in questa vita, cosiddetti suicidi, uno da un grattacielo Newyorkese e l’altro dal ponte di Fossano…non lo sono mai stati…soffrivano come me di vertigini e vi posso assicurare, per averlo provato in primis, come il corpo reagisca facendoti ripiegare su te stessa…non puoi nemmeno arrivare in posizione eretta vicino al bordo…impossibile, la sensazione che si prova è indescrivibile, tendi solo a ritirarti.

Margot mi parla obbligandomi a girare la testa per guardarla e nel farlo il cono dell’occhio vede lo strapiombo e mi fa riprovare quella stretta allo stomaco.
Lei tenta l’impossibile per darmi sollievo, appoggia un piede alla ringhiera…io credo di morire…Mi attacco alla mia sintomatologia di vertigini e… alla ringhiera per imparare a convivere con il malessere, non penso neanche lontanamente a superarlo, a vincerlo. Vorrei solo vedere Margot sedersi e lasciarmi tranquilla…lei invece vuole farmi superare quella prova. Impossibile. Strano , mi viene da pensare come lo stesso comportamento possa essere visto da due differenti punti : è “grazie a lei” o è “per colpa sua”? A secondo della mia scelta  potrei esserle riconoscente o accusarla…ecco come va il mondo…se riuscisse a farmi dimenticare tutto sarebbe “grazie a lei” ma se mi sentissi ancora più male sarebbe “per colpa sua”. Ma l’azione che lei fa, la sua intenzione è sempre la stessa, è positiva. Sono io a dare un diverso significato al suo comportamento …ecco perché conviene sempre fare una specie di analisi scolastica…è un soggetto o un oggetto…e poi tranquillizzarsi ricordando come il problema sia tutto nostro, in questo caso mio, mia è la fobia del vuoto…
Scende il buio in sala, i riflettori fanno luce sulla scena,  respiro, il vuoto è  finalmente oscurato ed io, attaccata alla mia cintura di sicurezza, torno alla normalità e posso godermi parte dello spettacolo…davvero splendido.
Sylvie danza senza peso, solleva il corpo in complicate acrobazie senza apparentemente tendere un solo muscolo, il suo essere è un fascio di energia. L’applauso alla fine la sovrasta, è dirompente, prolungato, coinvolgente…étoile…étoile…sussurrano.

Finiamo la serata al “Comptoir da Thaiceur” al numero 12 di Avenue George V, a fianco del “ Crazy Horse” , il personale tailandese ci accoglie con la grande serenità di modi tipica dei popoli orientali, gli sguardi sono puri  e la voce suadente. Il maître cambogiano è fin troppo paziente nei nostri confronti…ci fa cambiare tavola tre, quattro volte ! Ad ogni sigaretta accesa cambiamo posto: i fumatori sono così menefreghisti…quando hanno finito di mangiare ritengono di avere il sacro diritto di accendersi una sigaretta, poco importa se al loro fianco c’è chi deve ancora  cominciare l’antipasto! Quanto egoismo, quanta indelicatezza. Per fortuna da noi c’è il divieto di fumare nei locali pubblici…ora ci si deve alzare da tavola , proprio come si faceva una volta ….spostandosi nel fumoire per sorseggiare un caffè e discorrere ancora nelle complici fumose volute!


Butta qui il mozzicone, per sempre

All’uscita un mendicante anziano, tolta la dentiera, urla di avere fame…le coscienze sazie rimordono e la mano corre alla tasca. La vita è una recita e lui la interpreta con successo, sento tanta tristezza salirmi nel cuore. E’ vero tutti chiediamo ma elemosinare del denaro per sopravvivere…il sistema non lascia spazi liberi… anche noi più fortunati elemosiniamo…della complicità, della comprensione, una sorta di comunione per sentirsi meno soli. Ma chiedere denaro vuol dire non avere soddisfatti i bisogni  materiali primari e la società non concede  più credito a chi non è riuscito a trovare un equilibrio, a chi è stato o si è fatto sopraffare. I poveri sono ancora più incatenati al sistema, al quale non chiedono più umanità ma solo qualche moneta per tirare avanti. Gli sguardi sono vuoti,  conta solo quanto si è riuscito a racimolare …nella nostra indifferenza. Dovremmo dargli credito poiché vivono con noi, sono noi. Dovremmo cercare uno scambio non con una moneta ma con la concessione di fiducia…questo è il compito delle istituzioni pubbliche.
Vorrei qualcuno affrontasse una tesi, creasse un progetto per loro… per concedergli non del denaro ma del credito da usare per vivere, uno scambio che riabiliti, che li liberi da una sottomissione al sistema ancora più dolorosa della nostra….

Non prenderò facilmente sonno…troppe problematiche vissute in questo breve e sempre splendido soggiorno nella “Ville Lumière”, davvero tante ! Mi aggrappo ai bei ricordi , ripenso al Ponte  dell’“Almà” , rivedo la statua dello Zuavo appoggiato alla navata …se il livello della Senna cresce il suo piede finisce in acqua…un argonauta moderno, il guardiano della città…devo ricordarmi di buttare una monetina sulla sua giubba per pagarmi questo passaggio.


 Il Ponte de l’Almà con lo Zuavo

Alfine e forse grazie a quella moneta l’indomani sono riuscita a trovare l’ambita porta …quando era giunto il momento per aprirla!
La sera finisce di piovere e , dopo una ottima cena cinese al “Mirama” , 17 rue Saint Jacques, si può  camminare per Parigi.


Garguille sopra Notre Dame

Si parte dall’Île de la Citè  con alle spalle lo spettacolo dei mangiatori di fuoco , novelli amici di Esméralda,  davanti a “Nôtre Dame” e si raggiunge l’Île Saint Louis per poi attraversare definitivamente la Senna verso il quartiere “Le Marais” e fino a “Les Voges”, casa di Victor Hugo. Davvero il tempo nella notte non si sente più scorrere tanto la città è animata, passiamo per piccole strade colme delle luci di “bistrot” e “traiteur” specializzati a soddisfare ogni desiderio …cinesi, libanesi, ebrei, russi, per soli gay, per sole donne, per tutti….Ogni tipo di negozio apre le sue vetrine a quella folla composta da tutte le età e le nazioni. I  commercianti parigini sono ricchi di coraggio da vendere… uno mette in vetrina solo “orsi”, uno solo “matrioske”…
Sorrido pensando all’incontro con il funzionario di banca per l’apertura del credito :
“Che tipo di attività vuole iniziare, signora?”
“Sa ho visto un bel negozio dietro l’Hotel de Carnevalée e vorrei vendere orsi, di tutti i tipi, di peluche, di legno, stampati, sulle magliette, sui portachiavi…Badi bene, solo ed esclusivamente orsi…”
Hanno veramente tutto il coraggio e il credito che manca a noi…


Durante una sosta da Hediard

Torno in Metrò dalla “Bastille” , sembra di essere in un acquario tante sono le varietà delle persone, mi entusiasmo a vedere le diverse tipologie, c’è di tutto e di ogni tipo! Si aprono le porte, entra un gruppo di inglesi… con loro uno scozzese, indossa un gonnellino nero chiuso da una spilla a forma di spada. E’ un pezzo d’uomo…si siede facendo attenzione a non mostrare troppo…sorridiamo tutti del suo pudore… Scendo a “Roosvelt” e seguo il fiume di persone per arrivare al cambio di linea per l“Almà” …un ragazzo si fa strada sul “quai” con un bastone bianco la cui rotella rumorosa lo precede…è cieco e ha percorso al buio tutte quelle scale, quei corridoi che a me sono sembrati interminabili !
Penso di avere una grande fortuna a poter vedere, a poter apprezzare quella moltitudine di visi, razze, colori differenti, a poter godere della loro preziosa diversità.

Il giorno della partenza mi sorprende ancora a caccia di un ristorante tipico francese “Le Soufflé”…una signora alla fermata dell’autobus sugli Champs Elisée  si offre di accompagnarmi a piedi e …parlando parlando …arriviamo fino alla Place de la Concorde dove ricambio il favore  traducendogli il testo scritto in geroglifico sull’obelisco di Luxor.


Il Piramidon ripristinato sulla punta dell’Obelisco, così era così è!

Dopo la fontana delle “Tuilleries”,  e  prima del “Lôuvre “ attraversiamo Rue de Rivoli per raggiungere il piccolo ristorante  al 36 di Rue Mont-Thabor. Saluto la mia compagna di scambi di conoscenza, non vuole entrare …tratterà con se per sempre, in sicurezza,  il ricordo di quelle ore…
Dentro è una festa per i sensi : ogni tipo di soufflé viene servito, dai salati al patè e al formaggio a quelli dolci al mandarino..

    
Uno dei tre soufflé: al Paté                    e         Soufflè al Mandarino

I miei vicini di tavola , due gourmand Philippe, asseriscono il migliore sia il “soufflé framboise”… ai lamponi! Gestiscono un ristorante tipico “la Truffe Noire” dove , grazie ad uno scambio di e-mail, intendo soddisfare le mie voglie in un prossimo viaggio.
Ora si è fatto tardi , devo correre via, alle 15,30  ho l’autobus per l’aeroporto di Orly…arrivo trafelata, tre soufflé pesano nella corsa più della valigia,  siedo al primo posto a fianco di un uomo dal viso mite…George, anche lui va a Nizza! Iniziamo a parlare di cucina ecologica, mediterranea…fino all’arrivo sulla Costa Azzurra non smettiamo un attimo…discorriamo di tutto scambiandoci le nostre conoscenze quasi quella fosse l’unica occasione concessaci per farlo…


Il Codice di Hammurabi

dalla stele di Hammurabi al cammino dei Templari , al loro desiderio di vedere sul trono di Francia e sul soglio pontificio due eredi del Graal. In cuore mio spero esistano altri germogli nati dallo stesso ramo, magari non ufficializzati in un probabile albero genealogico, così da essere oggi una silenziosa moltitudine…vale l’esempio dei 250 figli di Ramses II, il “Ramoses II” vissuto nel 1250 A.C….quanti  e di quante razze sono oggi?
Il tempo vola come il nostro aereo…cinque ore per confrontarci , per capire con gioia quanto siamo simili, è sposato…non lo rivedrò più …è sottinteso tra noi.
Davvero nello scorrere di questi giorni ho trovato sempre la porta aperta al dialogo, allo scambio …con una moltitudine di persone…tutti cerchiamo la stessa cosa : l’equilibrio, l’equità , la verità e il tempo per viverle!


 Par Isis

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