Odissea 2001…il film cult di fine anni 60 : già nel 1968 , prima che l’uomo posasse il piede sulla luna il 20 luglio 1969 scendendo dalla navicella “Apollo 11”, Stanley Kubrik faceva discendere sulla terra la conoscenza attraverso un menir di pietra nera apparso nel deserto, una specie di radiotrasmittente collegata con il futuro di una lontana galassia Klavius , distante anni luce, un ideale ponte con il pianeta Giove… dove un uomo ormai solo e immortale cercava di trasmettere le nozioni dell’evoluzione al fine di potere un giorno essere raggiunto da una astronave e dall’unico uomo che , sopravissuto alla conoscenza stessa , poteva portargli i germi necessari a farlo morire.
Il Menir, Djed, o Zed arrivato sulla terra dallo spazio
Il menir di pietra nera : monolite o benben per gli antichi egizi, il principio di ogni cosa… a Eliopoli Ra lo vivificava con la conoscenza primordiale ; il pilastro Zed o meglio Djed per l’antica Ur dei caldei ( l’attuale Iraq) che rappresentava la conoscenza suprema, il vuoto apparente,… la pietra nera della Mecca.
Una parabola dal nome di odissea, di viaggio nei pericoli, iniziata nella vivida luce del deserto dove era apparsa la pietra diorite a germinare la conoscenza nelle menti delle scimmie che cominciarono ad usare clavicole per sopraffarsi meglio… da cui clave…..forse poteva avere un input migliore!!
Nei cieli di Giove , Kubrik mostra la Merkavah, il Carro degli Dei
A Roma sulla via Appia Antica durante una calda estate del 1972 Roman Polansky aveva affittato una grande villa con piscina , giardino e laghetto stile giapponese con rituale menir in pietra nera situato in mezzo alle ninfee. Quella stessa estate Paul Morrissey, regista della factory di Andy Wharol, aveva girato lì Blood for Dracula , film che vide l’ultima apparizione di Vittorio De Sica e la partecipazione cameo di Polansky a copertura della improvvisa assenza del protagonista Udo Kierr….nell’impossibilità di ripetere le riprese…il giorno successivo terminava il periodo in cui la villa era concessa in affitto……!
locandina del film
La dimora principale su due piani ospitava nella parte alta l’attrice Faye Dunaway in fase di disintossicazione per poter affrontare al meglio le riprese del film “Chinatown”, lo sceneggiatore Gerard Brach, suo intimo amico, con la moglie e il produttore del film . Roman dormiva nella dependance della villa in modo da garantirsi quella libertà a lui così necessaria ed indissolubile dal suo stile di vita : la camera da letto dava direttamente sul giardino ed era facile ed immediato raggiungere la piscina immersa in mezzo agli ulivi e trovarvi sollievo nuotando nudi e liberi dalla calura. A fianco un piccolo salottino e una sala da pranzo nel jardin d’hiver con una grande tavola ovale centrale. Lì una mattina all’alba mi sono trovata completamente vestita da geisha, i piedi avvolti in calze bianche infilati in sandali infradito neri, una larga cintura stretta in vita….
infradito
Ricordi vaghi, resi ancora meno nitidi dal popper che Roman mi faceva annusare rompendolo sotto al naso mentre facevamo l’amore…un medicinale per le crisi cardiache, un vaso dilatatore che prolungava l’attimo di piacere , dilatava le sensazioni di godimento…fino dentro alla testa si sentivano gli spasmi dell’orgasmo…e dopo si restava un po’ annebbiati per aver provato sensazioni così intense e appaganti , forse anche un po’ sorpresi di essere ancora al mondo!
Credo non vi sia niente di meglio nella vita di una bella e prolungata sensazione naturale di godimento, niente di più complice del poter dividere con qualcuno un piacere così grande.
geisha di porcellana
Restavo così inerme dopo da non sapere come e perché Roman avesse cominciato a vestirmi con un kimono rituale giapponese. La seta rinfrescava la pelle alle quattro di notte di quella calda estate. Poca luce nella stanza…non mi sono mai chiesta perché qualcuno si preoccupasse tanto di me, mi rendeva felice l’idea di essere oggetto di tante attenzioni e …lasciavo fare.
Roman mi stringe la cintura intorno alla vita, è un lungo pezzo di stoffa , deve girarmi intorno più volte. Sotto sono nuda , la sento ancora palpitante del ricordo dell’amore appena finito, morbida ed umida.
il seno, fonte di vita
Ho sempre avuto dei bei seni , sentirli sfiorare in una tenera carezza mi piaceva così come mi soddisfava vederli riflessi in uno specchio .
Da Roman avevo imparato un trucco nuovo per godere di più degli attimi di intimità . Una sera , dopo aver giocato a scacchi nel salone centrale della villa, non appena gli ospiti si erano ritirati , lui mi aveva preso per mano e con sguardo complice mi aveva portata in camera sua per riprendere a giocare con il sottofondo musicale della Carmina Burana. Come era infantile desiderare di appartarsi per poter continuare i giochi abbandonati l’alba precedente. Ecco la novità : Roman aveva staccato un grande specchio dalla parete, uno specchio con il vetro al mercurio su sfondo grigio scuro, la cornice antica tratteneva l’immagine come se arrivasse da un tempo per sempre immutato. Posato lo specchio per terra mi chiedeva di allargare le gambe mettendo i miei piedi ai lati della cornice , lui cominciava a prendermi da dietro, lo infilava nel mio sesso dicendomi “regarde en bas , ma petite! ” “Just look down now Eli” ripeteva in inglese e io …guardo e perdo la testa subito …l’immagine che vedo riflessa colpisce la mia fantasia : vedo il suo sesso che entra nel mio e il piacere che provo si fa strada fino alla testa mentre la Carmina Burana scandisce i tempi del nostro gioco.
Il compositore Carl Orff ha rivisitato i Carmina Burana
http://www.anthea2.freeuk.com/carminaburana/
Ma vestita da geisha a che pro? Perché in quell’alba incipiente ha fine quella particolare vestizione ? da chi e cosa l’ha suggerita? Sono intontita, lascio fare non provo timore, sto bene. Mi prende per mano, attraversiamo il giardino e poi ..più nulla…mi trovo da sola di fronte al menir nero, apro gli occhi…l’alba è iniziata, l’aria è tersa e io stupisco nel vedermi così uguale ad una geisha. Una pace interiore mi circonda sul bordo di quello stagno di fronte a quella pietra nera , sono felice di essere lì, di apprendere l’esistenza di una conoscenza verso la quale non provo desideri o impulsi di indagine conoscitiva ma solo un sentimento di pace , di pura contemplazione.
Gli idiomi che formano la parola “geisha” significano tradotti letteralmente “persona d’arte”…un artista dunque anche io nel mio piccolo ! Ne ero davvero fiera : le geishe ricercano la perfezione in ogni singolo e piccolo gesto , nulla è insignificante , è la sublimazione dell’arte del saper vivere ! |
circa 2350 a.C. Diorite 120 cm
Phoebe Hearts Museum of Anthropology-Berkley
Ora ricordo gli studi fatti sugli antichi egizi : usavano un materiale duro come il ferro , la diorite , per forgiare lo strumento di culto “per aprire la bocca”…quella diorite proveniva da un meteorite ed era considerata sacra…bisogna ricordare che l’umanità a quell’epoca non conosceva ancora il ferro…era ancora l’età del bronzo…
per Valmara69 e Cielo:
lady Godiva
Controbattere ai miei ospiti come l’abito rituale da geisha non sia per me il più adatto…forse una tunica egizia trasparente, simbolo di purezza, sarebbe stata più coerente. Ma la sensazione che provo è tale da non desiderare di rimproverare i miei ospiti: mi inginocchio di fronte a quella magica pietra nera provando solo serenità. Il prato è umido di rugiada, comincio a rabbrividire, mi risveglio da quella meditazione e torno in casa.
Le persone che incontro sono a disagio per la mia serenità questo creerà una rottura! Hanno capito che non sono uguale a loro , non vivo di paure ma lascio che la vita mi conduca per mano tenendo ben saldi i piedi per terra. Sono diversa, perciò di me avranno timore…finirà presto questa frequentazione, forse ho fatto provare rimorsi per il comportamento tenuto nei miei confronti. Purtroppo non posso fare molto per aiutarli…Ritengo una buona regola il non usare mai alcuno per i nostri giochi senza renderlo partecipe , che sia sempre una sua libera scelta senza mai abusare della sua volontà. Forse è anche questo, peut ètre, può essere : è stato sbagliato qualcosa nei miei confronti e ora se ne prova vergogna…solo la mia presenza basta a ricordarlo..
a casa di Roman
Anni dopo a Parigi, a casa di Roman divenuto padre di una splendida bimba con l’attrice Emmanuelle Seigner, sono venuta a sapere che Gerard Brach e sua moglie soffrivano di una particolare forma di paranoia nei confronti della gente, non uscivano più di casa per la paura di essere contagiati , toccati da altri…terribile….mi dispiaceva conoscere il triste epilogo della loro vita.
Locandine dello splendido film di Tornatore
In quell’ ottobre del 1994 Roman era reduce da una complessa esperienza di attore nello splendido film di Tornatore ” Una pura formalità”, con Gerard Depardieu nel ruolo di uno scrittore suicida che si ritrovava in una incredibile stazione di polizia dove un commissario sulle righe ( Roman Polansky) lo sottoponeva ad un estenuante interrogatorio per ricordargli il fatto di avere commesso un suicidio , un crimine contro la vita, e lo indagava….ma l’appuntato che registrava la conversazione lo faceva servendosi di una vecchia macchina da scrivere priva di fogli di carta, nelle stanze del commissariato pioveva abbondantemente…lentamente appare chiaro che tutto quell’interrogatorio fa parte di un meccanismo per ricercare la verità e ricordarla al protagonista al solo fine di fargliela scontare nell’aldilà , nei campi elisi…Splendido film, fantastici attori, sublime regia e sceneggiatura…. Lo caldeggio come uno dei film da me più amati ….rieducare fino all’ultimo istante, se possibile .Grazie !
Una volta a Venezia mentre giravamo il film “Nero veneziano” ero frequentemente ospite a cena dei disegnatori di Hugo Pratt ,intimi amici di Alighiero Boetti, erano loro i responsabili degli accattivanti colori di Corto Maltese .
Corto Maltese
Per raggiungere di notte la loro casa dovevo passare per calli deserte, verso la Marina, ponti sospesi su acque immote , segni runici sulle pareti dei palazzi che come fantasmi si affacciavano con le loro finestre ad angolo , ricordi di tappeti dai mille colori appesi alle finestre prima della peste che aveva tinto di nero cordoglio anche le gondole…Si , Venezia mi ricorda più di ogni altra città la cultura delle geishe , è un palcoscenico naturale , attorniata dall’acqua, identica nel tempo è idealmente isolata dai rumori del mondo contemporaneo : rende l’idea della vita come uno spazio dove noi viventi ideali attori dobbiamo recitare una parte al meglio delle nostre possibilità.
Le tradizioni possono aiutarci bisogna avere occhi per vedere e orecchie per sentire ma soprattutto memoria per ricordare e…anche volontà per attuare!!! Tremila anni prima di Cristo la cultura egizia ,da me tanto amata, rammentava che i sensi erano solo quattro : la vista, l’udito, la parola e l’intelligenza. I primi due servono ad accrescere i secondi….
Homer nel cartone animato “I Simpson” dice la seguente battuta :” Devo solo ricordarmi di fare parte di quella sottile linea blu tra il mondo e il caso : adoro ricevere messaggi da lì”
Smettere di pensare per cominciare ad intuire . essere veicoli trasparenti della parola a noi ancora sconosciuta.
non mollare la presa…
” siamo tutti trapezisti del nulla ” da una citazione di Platinette ed è perciò che il mondo appartiene agli entusiasti capaci di non perdere la calma…. e la presa……Ci riuscirò ????