Chi l’avrebbe mai detto ? Quante cene quanti pranzi con gli amici di ogni tempo…non l’avrei mai immaginato…Da piccola vivevo , dopo la separazione dei miei, con mia madre,… io e lei da sole in un assolato ultimo piano a Roma in viale Carnaro e per anni non ho avuto alcuna esperienza di convivialità.
Portauovo Richard 1880
Mangiavo da sola al rientro da scuola la sera in cucina o davanti al caminetto scoppiettante sotto gli occhi educatori di mia madre e l’unica cosa che volevo fare era finire tutto al più presto per togliermi da quella scomoda posizione da indagata…ogni tanto la mamma invitava i suoi amici polacchi a cena ed io ,esclusa, odiavo le loro voci alticce e le risate per me più che sinistre !!! Tutta quella solitudine ha fatto si che alla prima occasione , a sedici anni, approfittassi di ogni amicizia per non essere più sola.
Da quel momento la tavola è stata per me una scusa , uno splendido modo per conoscersi , per ascoltare storie affascinanti gustando piatti raffinati . Tutte le volte che mi sono seduta a tavola è stato un successo : la vita si è seduta accanto per tutto il tempo e mi ha fatto gioire sempre.
A Villa Bellavista ,dietro mio Padre il sovraporta dei Galleani di Villa di Latte
Mio padre escludeva i problemi dalla tavola , era assolutamente vietato parlare delle problematiche della vita mentre si consumavano i pasti , dopo si poteva affrontare qualsiasi argomento ma a tavola si divideva il cibo nel rispetto dei succhi gastrici….non era un posto dove scaricare le proprie ansie ma un luogo dove ricuperare energia per affrontarle successivamente… una no men’s land….
Per me il sapere stare a tavola è altrettanto importante, proprio perché le attribuisco un ruolo principe, è lì che si conoscono le persone , amo guardare il mio commensale negli occhi e partecipare con lui tutto l’amore per il cibo , il buon vino, l’atmosfera , la perdita di cognizione del tempo unita alla felicità di dividere i pensieri , le storie , le vite…Sono sicuramente un po’ gourmand , ghiotta , amante del buon cibo..
Ruy Brandolini d’Adda con Peter Bemberg e me
Ricordo Vistorta di Sacile a casa Brandolini d’Adda il piatto preparato dallo zio amante della buona tavola : solo ossibuchi senza carne , meravigliosi midolli a profusione , una delicatezza senza pari…tutti aspettavano cominciasse a mangiare la padrona di casa per porre fine al tormento dell’attesa e poter finalmente attaccare quell’aroma che , provocatore di desideri , saliva dal piatto di portata… 1971 prima di colazione passeggiate nella bruma con il padre Conte Brando , dopo partite a backgammon e poi verso le quattro il momento del riposino….o meglio il risveglio del guerriero Ruy, dove potevo assaporare altri gusti e realizzare altri desideri
Cigno nel laghetto e veduta della casa padronale a Vistorta di Sacile
Ho amato tantissimo Vistorta, la sua campagna , i dossi dei canali , la sua gente. Serviva a tavola un ex pugile veneto, ad ogni richiesta quell’immenso e mite omaccione rispondeva “Comandi”…lo trovavo così ironico e dolce detto da lui…un ideale Primo Carnera sceso dal ring ! Angelo mi veniva a prendere e mi portava all’aeroporto di Mestre e durante il tragitto si prodigava per rendermi più piacevole l’arrivo o la partenza da Vistorta…un perfetto gentiluomo, davvero cercavo di evitare di chiedergli qualsiasi cosa nel timore di sentirmi rispondere “comandi ” … a mio vedere lo sminuiva un po’ mentre in realtà era solo un intercalare del dialetto veneto !
Maxfield Parrish
Ho talmente desiderato di vivere la tavola da piccola che quando vi sono riuscita non ho mai trovato qualcosa che non fosse di mio gusto , ho assaggiato e mangiato ogni portata senza rifiutare mai alcunché .
Diffido delle persone che non amano la tavola , quelli che mangiano a testa bassa …quasi fossero dei geni cattivi capaci di riportarmi indietro …all’epoca della solitudine infantile!
A casa di Sandy e Peter Rutt con Filippa e Daniela -Hill House Oxford 2003
Le tavole possono essere apparecchiate con tovaglie di pizzo e centrotavola oppure semplicemente con un foglio di carta come nei “buiaccari ” romani ( trattorie tipiche frequentate da artisti , da Monicelli a Flajano, da Boetti a Tano Festa ) dove si poteva lasciar scorrere il pensiero sulla candida tovaglia e lasciarla poi così impressionata alle mani dell’oste.
Tovaglia di carta
Trattoria al Velabro , trattoria al Flaminio, trattoria della Quercia dietro piazza Farnese a Roma sembrava di ritornare ai tempi dei giacobini : l’oste arrivava con carciofi alla giudia nella mano sinistra , piatti e posate nella destra , stendeva la tovaglia di carta su quella tavola di legno scuro e sembrava assicurare che lì si poteva e si doveva parlare di tutto , il vino sciolto dei castelli romani sarebbe stato il viatico ad un ottimo pranzo…ne aveva visti di incontri lui….ospiti tanti dal dottor Magni a Steno, tutta la genia del cinema italiano era stata sua ospite, garantiva…merito anche del cibo genuino che da lì a poco avremmo avuto l’onore di assaggiare per poche lire di incomodo !!
Locandina del film Tom Jones
Le trattorie buiaccare mi ricordano il film “Tom Jones” attraverso il rito della tavola i protagonisti al lume di candela ricuperano la sensualità già dal loro primo incontro : ogni boccone diventa un invito a giochi successivi , un sentirsi a distanza , un toccarsi con gli occhi, un rimandarsi ad un epilogo ancora migliore spronando il reciproco desiderio di abbandono….lasciando correre il vino in esubero giù dalle labbra, lungo la gola giù verso il seno….due linee rosse capaci di liberare ogni mente!
Albert Finney nel ruolo di Tom Jones
1996 a Versailles in terra francese ero ospite ad una cena “privèe”: seduti ad un tavolino sorseggiavamo ottimo champagne mangiando caviale grigio al lume di candela , lui mi guardava ammirato…era una serata particolare , due amici di sempre si ritrovavano a passare quel tempo insieme nel completo anonimato di un paese straniero, liberi di essere , lontani dai propri ruoli e legami , desiderosi di vivere…perciò indugiavo nell’assaporare quelle perle grigie, lasciavo apparisse tutta la delizia che mi provocavano , passavo ripetutamente la lingua sulle mie labbra umide di desiderio in modo da dividere con la sua vista il piacere che provavo . I camerieri inappuntabili cambiavano le portate quasi non fossero presenti, così discreti da lasciarci soli in quella luce soffusa! Il locale era pieno, tutti i tavoli occupati e festanti, un sottofondo di risate si mischiava alla musica discreta. Ognuno sapeva perché era lì, solo per me era una novità che non avrei tardato ad assaporare .
Finchè un comando.. “Eli girati : guarda cosa succede al tavolo dietro di te”
La luce della candela illumina una ragazza dai lunghi capelli lisci e biondi, si è alzata dal suo posto per chinarsi a fianco del suo compagno sul canapè e lo sta baciando sulla bocca , lui le sfiora un seno portandolo alla luce mentre tutti smettono di mangiare per guardare ammirati. I camerieri continuano a servire da bere come se nulla fosse…lei si china ad aprirgli i pantaloni e a svelarne il contenuto , lo fa con scelta maestria in modo che noi tutti possiamo partecipare , lascia intravedere il candore della pelle …lui le mette una mano sui capelli e la spinge al piacere..la guarda con immenso amore e complicità….L’eccitazione mi ha preso per mano e mi fa alzare , mi porta in un angolo buio dove ,come da adolescente ,posso riprovare le emozioni del primo sesso.
Ricordo il primo bacio sulla bocca , le sensazioni di piacere che mi aveva dato poi ricercate per tutta la notte, durante la quale avevo continuato a toccarmi le labbra alla ricerca del ricordo di lui, passavo la lingua sul labbro inferiore laddove avevo sentito il suo riportando alla mente la sensazione provata dai suoi denti nel morderlo.. della sua lingua a farmi sua…del desiderio di farlo ancora , ancora , ancora ancora
I Cuochi di Maxfield Parrish e l’immaginario di Peter Pan
L’immaginario a tavola ha il grande potere di renderci liberi : la tavola di Peter Pan nell’Isolachenoncè è colma di sensualità anche tra i giochi di predominio dei bimbi, nella loro capacità di gustare cibi invisibili rendendoli veri nel momento in cui vengono divisi…i pensieri felici capaci di farci volare nascono a tavola dalla nostra capacità ad entusiasmare i partecipanti dividendo una cosa comune. Così aveva fatto la giovane coppia di Versailles : si era eccitata rendendoci partecipe dei suoi desideri , aveva diviso la propria sensualità con il nostro sguardo senza che alcuno fosse coinvolto oltre, un attimo di vita , una provocazione al fine di risvegliare i sensi propri e degli assopiti commensali.
A Capri 1971 con Andrea Tognoli e Rapage
E’ così divertente risvegliare la tavola inserendo, al primo bicchiere di vino , qua e là , un po’ di sensualità : mi diletto a provocare la conversazione indirizzandola verso argomenti conosciuti e dal sicuro successo..”cosa c’è di meglio di una cena tra amici dove in libertà esprimere i propri pensieri confrontandoli , accrescere le proprie conoscenze ricevendo conferme” E’ un arte risvegliare il dormiente che è in noi ! “credo proprio non vi sia nulla di meglio del godimento nella vita ” questa affermazione provocatoria ha lasciato sospese molte forchette nel bel mezzo di una cena , quale sicuro preambolo di qualcosa di più intimo. Gioia un tabù sociale anima la tavola, gli spiriti più desiderosi si chiedono in quanti modi si può godere ? Dunque clitorideo e vaginale per le donne che corrispondono ai due modi maschili …Due ? ..e quali sono ? Ed io dall’alto della mia femminile ignoranza , sono una donna mica un uomo , sentenzio : schizzando e come fanno i gay, a dick barzotto!… A tale asserzione la tavola non si tiene più , ridono tutti di cuore , le gote accese , i corpi tesi…pronti ! C’è sempre qualche contabile nella compagnia abile soprattutto a rimarcare:” allora le donne godono in tre modi “..”vero…senza”,aggiungo io, “dimenticare la goduta in solitaria , con la testa piena di figure e le orecchie zeppe di parole arcaiche , sicure stimolatrici del nostro piacere”…E quante ce ne vogliono di quelle parole per farmi godere….Gli animali sicuramente lo sanno fare meglio di noi, non hanno i pensieri a frenarli, sono istintivi e godono subito ogni volta…per loro è una cosa semplice, devono guardare a noi come agli intellettuali del sesso, compatirci per come ci complichiamo una vita e una riuscita così semplici : basta toccare lì con la dovuta intensità ed ecco sopraggiungere il godimento…
Carpe Diem…
Calarossa 2003 tavola con scultura di Notre Dame
Al centro di una tavola, improvvisata tra amici in Sardegna l’estate scorsa, ho messo una scultura residuata dallo spettacolo Notre Dame, un sicuro simbolo fallico . L’insolita sorpresa ha aperto i canali dell’immediato nell’immaginazione dei miei ospiti e un buon bicchiere di fresco Capichera ha liberato il divertimento : ognuno ha esternato il meglio di se da subito!
Carpe Diem e che altro se no ? Si vive adesso e solo ora con gli insegnamenti del passato e i sogni del futuro, che poi altro non sono se non l’intero tempo della nostra vita……ma solo ora ! Si tratta solo di un punto di vista : se guardo una sfilata di carnevale dall’alto di una torre la vedrò tutta completa del suo passato presente e futuro che invece apparterrà diviso a chi vi assiste dal lato di una strada : solo quando le passerà davanti sarà vivibile poi sarà passata e si aspetterà quella a venire…Ma se la guardo dall’ alto capisco che una parte è indissolubile dall’altra , ha un inizio e una fine questo è quanto: nessun attimo di vita si ripete e perciò va sempre vissuto al massimo delle nostre possibilità e capacità. Così lo ricorderemo…ogni singola emozione ci apparterrà per sempre , filmata nei nostri ricordi…
Londra due natali fa : con soli dieci anni di vita Georgia, la figlia di mio cugino inglese Mark de Galleani, ha reso spiritosa l’intera tavolata con una battuta indimenticabile dal chiaro sapore inglese…credo sia proprio di famiglia il piacere di stupire….La cena abbastanza formale, per lei sicuramente noiosa, le faceva sfuggire un ruttino in un attimo di complice silenzio, il padre la riprendeva con un serioso “Georgia please apologize to the table ” e …lei imperturbabile spostava posate d’argento … piatto di porcellana, tovaglia per chinarsi verso la nuda tavola e dirle con tutta la magica serietà dei bimbi :” Sorry table”!
Londra Last Xmas Lady Beryl, Mark,Georgia ed io
Un tripudio ! Geniale battuta , aveva condensato in un attimo ai nostri occhi il rapporto tra padre e figlia , quella sottile complicità che ci permette , quando siamo amati, di prenderci gioco dell’altro in un impeto di indipendenza.
Ma anche quando si è solo probabili ospiti non si è da meno : a Barcellona , settembre 2002, giravamo alla ricerca di un ristorante dove fosse possibile gustare frutti di mare “mariscos” in lingua catalana . C’erano file dappertutto già dalle otto di sera , ma vere e proprie file per la strada anche di cento persone e , non conoscendo la capienza dei locali, si desisteva subito per passare ad un altro lugar…In pratica erano già due ore che giravamo senza possibilità alcuna..continuavo ad entrare nei ristoranti per sincerarmi se lì servivano “mariscos” e poi , appena il maitre mi indicava alla fila, di solito anche mimetizzata nel paseo…desistevo! In una piccola piazzetta caratteristica giungevano profumi e musiche accattivanti da un localino tipico ..sull’uscio un giovane maitre in bianco e nero aspettava i commensali. Mi avvicino: è davvero un bel ragazzo, alto , moro , occhi arabi…lo guardo e gli chiedo “Perdone a qui ai maricones?”..( in spagnolo significa gay !!!)…Lui stupisce e non di poco..si rivolge al maitre all’interno del ristorante ” Alvarez tenemos maricones ?”e a me ” no non tenemos maricones”
volevo morire ..scoppio di risa contemporaneo all’accensione del mio viso a rosso vermiglio perché solo allora mi rendo conto “Perdone …” rido anch’io “Perdone..” “Quieremo saber des mariscos”
Alla Decima Puerta con Fabio Plasmati
No , non abbiamo più la faccia di fermarci e finiremo , dopo esserci sottomessi ad una coda di quaranta persone , a mangiare in una antica locanda dal nome premonitore , la ” Decima Puerta”, dove ancora una volta la tavola ha allietato il nostro tempo unendolo indissolubilmente.