Riuscivo a raccogliere i vestiti in tutta fretta, chiudevo la porta di casa a triplice mandata e scendevo in strada nell’intento di raggiungere in tempo utile la stazione di Alassio.
Erano le 07,30 della prima domenica di novembre e , se il treno fosse stato puntuale, sarei stata a Roma per l’ora di colazione. L’indomani alle 14,10 avevo il volo diretto Roma –Luxor e mancavano solo poche ore all’inizio del mio viaggio in Egitto.
L’Egitto questa antica, affascinante terra , mi ha, da sempre, riportato a concepire tempi di vita più naturali, facendomi distinguere le realtà in modo che le cose non importanti riescono a perdere il loro falso valore e mi appaiono nella superficialità che le contraddistingue.
Questa volta mi ero trattata con i guanti bianchi e alloggiavo a Luxor nell’hotel Old Winter Palace, famoso per essere stato costruito dal re Farouk e per avere ospitato centinaia di archeologi desiderosi di incontrare l’antica cultura.
Evitando l’ascensore salivo le scale, di quel palazzo tipo “Via col Vento”, per raggiungere la mia stanza con vista sul Nilo.
Potevo permettermi di alloggiare in questo splendido albergo solo perché la lira egiziana, il pound, ha il suo valore legato al dollaro e uno stipendio mensile varia dai 30 agli 80 euro mentre una stanza di un hotel a 5 stelle costa , grazie alla convenzione con le agenzie, 180 euro…. poco più di due stipendi !
La vista risultava come sempre impagabile quasi quanto il sapore del succo di mango che mi affrettavo ad apparecchiare sul bordo del mio terrazzino sul Nilo con, come sfondo, la Montagna del Silenzio, la West Bank…la riva dove sono state costruite le Case dell’Eternità e le Tombe dei Faraoni della XIX e XVIII dinastia.(1450-1200 a.C.)
Dieci anni fa avevo scelto di passare le mie vacanze in Egitto per il solo motivo che scegliendo la Crociera sul Nilo, sulla nave Scherry Boat, nel depliant avevo letto “giorni di pioggia zero”.
E durante la mia prima visita in Msr ( l’antico Mishraim), una volta giunta a bordo, la guida mi informava che per l’indomani era prevista una visita alla West Bank….ed io, generando l’ilarità generale, rispondevo: “ bene così potrò cambiare i soldi!”
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Fu solo entrando nella città di Karnak, l’antica Tebe cantata da Virgilio, che presi contatto con l’immensa cultura della quale ero attonita spettatrice ed ancora oggi , ogni volta che mi reco a Luxor, la prima visita è dedicata a quel magico sito.
Come allora avevo la fortuna di non trovare turisti e potevo vivere la visita camminando da sola in una sorta di sogno tra quelle pietre millenarie, leggendo quei geroglifici che rappresentavano da tempo immemore gli stessi ideali : “dare-avere-essere dotati come il sole per sempre”.
Rilevante il fatto che il sito millenario di Tebe è stato dedicato dagli antichi alla triade Amon, Mut e al loro figlio Konsu i cui miti corrispondono alla triade di Eliopoli composta da Ptah, Shmet e Nefertom .
Sono tantissimi i simboli uguali per le nostre culture ma non si deve commettere l’errore di cercare di comprenderli adattando la cultura dell’antico Egitto alla nostra poiché è proprio il contrario: è la nostra cultura a derivare dalla loro !
Dopo una breve visita al sito di Tothmoses III ( moses= nato ) dedicato alla triade di Eliopoli riprendevo il calesse che avevo lasciato ad aspettarmi fuori dalle mura e rientravo in hotel mentre il sole scendeva a dormire dietro la Montagna del Silenzio il cui profilo, all’imbrunire, assomigliava sempre di più a quello di un babbuino, l’animale la cui immagine rappresenta la somma conoscenza di Toth.
Tornata a casa avevo giusto il tempo per infilare il lungo corridoio entrando nella prima porta a sinistra , aprire in bagno l’acqua calda e farmi, alla fine, coccolare nella vasca dall’idea di essere , sì davvero, in un posto molto, molto speciale.
Ma dovevo aspettare la fine della cena, quando tutti gli ospiti se ne erano andati, per poter fare una fotografia con il Maitre ….al ristorante 1886 dove la Privacy veniva, davvero, rispettata !
Ero raggiante : avevo al collo la collana di turchesi comperata dal Gioielliere Emil, sotto l’albergo vicino alla libreria Gaddy’s, al prezzo di 7 euro per grammo di peso ( l’oro lavorato costava 20 euro al grammo) !
Purtroppo non tutti sono così onesti e, specie sul Mar Rosso, si organizzano vere ruberie ai danni dei turisti che vengono invitati dalle guide a comperare in locali “ad hoc” a prezzi centuplicati !
Al mio risveglio il mattino successivo, quando il sole era già alto , dopo una sontuosa colazione continentale al ristorante La Corniche, mi assicuravo una mela rossa cui ricorrere in caso di necessità!
Appena uscita in giardino mi dirigevo verso la piscina passando per il meraviglioso giardino con gli uccellini che cinguettavano senza tregua.
Dall’altra parte mi aspettava un relax da sogno nel quale sprofondavo avendo come unico appuntamento un’altra visita a Karnak, nel primo pomeriggio.
Leggendo sorseggiavo un succo di mango e pensavo a quanto sono fortunata a saper gioire delle possibilità che la vita mi offre.
Il giorno dopo mi aspettava un trasferimento sino a Berenice, al Lahamy Bay , il Resort sul Mar Rosso a pochi chilometri dalla frontiera con il Sudan.
Avevano aperto da poco la strada che collega Edfu a MarsAlam ma il passaggio, con il Convoglio della Polizia, suscitava non pochi commenti negativi dal momento che il transito della turista imponeva la sua priorità su quanti erano fermi in coda al passaggio a livello.
Mi scusavo con quelle quattro parole che conosco in arabo “ Malech, Malech” riuscendo a strappare qualche sorriso dai visi innervositi… dall’attesa e dalla improvvisa sopraffazione.
Ma toccava anche a me una estenuante sosta : avrei aspettato qualche ora, al posto di transito, il cambio della scorta prima di attraversare il deserto.
Facevano a tempo a giungere altre macchine e un pullman di turisti e a notte fonda si riusciva a partire e potevo scattare, dall’auto in corsa, una foto ai bimbi che orgogliosi impegnavano, al nostro passaggio, il loro ciuchino in una corsa impari .
Nel guardare la foto, oggi, mi accorgo di come quel bimbo seduto a cassetta sia un vero signore !
Era bello come il sole…. come dovremmo essere tutti noi …se solo volessimo imparare a sorridere.
La strada nel deserto era invero lunga , sembrava non finire mai .
Quando arrivavo a Lahamy erano trascorse nove ore dal momento della partenza!
La mia camera era la 1086 con il terrazzo sopra una splendida bouganville rosa.
Si cambiavano luoghi, ritmi e abitudini : il resort era stato costruito in mezzo al deserto dove 18 mila anni prima esisteva la barriera corallina. Un bel villaggio, dalle costruzioni a due piani, frequentato da divers e surfisti ma dove non mancavano gli amanti del kaitsurf .
Sulla riva piccole foreste di mangrovie sorgevano spontanee
e durante la mia prima ricognizione diventavano meta gradita per chi, come me, rispetta la natura incontaminata.
Da notare che, per chi ama fare immersioni nel totale rispetto della natura, si può affittare una tenda a 30 euro al giorno, full board, in un Campeggio ecologico Lahami Wadi Village
info@redsea-divingsafari.com .
L’unico inconveniente sono i cammelli che i Beduini lasciano liberi di girare nel deserto e che sono considerati ospiti più importanti degli stessi turisti !
Il benvenuto dalla natura l’avevo ricevuto la prima sera quando, in mezzo alle dune a 30 chilometri dalla costa, l’astronoma tedesca Petra e Alice, in qualità di traduttrice, avevano mostrato a venti increduli viaggiatori la volta celeste come davvero non si era vista prima.
Sdraiati su comodi cuscini, naso all’insù, avevamo potuto ammirare, grazie ai binocoli in dotazione, le stelle e vedere nella Costellazione di Perseo una….forse….SuperNova !
Al ritorno, nella Jeep, la biologa del resort Alice divenne prodiga di complimenti verso l’autista, Beduino d’hoc, il quale per quanto possibile …riuscì a perdere la strada !
La vacanza aveva preso una piega diversa , ero tutta concentrata sulla natura vuoi perché coinvolta dalle conferenze su conchiglie e pesci vuoi perché le bellezze naturali del reef in quella parte del Mar Rosso sono ancora integre e coralli enormi dai mille colori fanno bella mostra .
Purtroppo la città di Berenice, con i suoi resti romani, non era visitabile perché divenuta base militare e l’unica attrattiva consisteva in una gita a El Shalateen, antico mercato di cammelli, al confine con il Sudan, gestito dai Beduini.
Ma una amara sorpresa ci attendeva : i Beduini, che vivono nel deserto in tende, negli agglomerati urbani abitano in baracche di cartone e alluminio !
Per tale motivo la vista che si poteva ammirare dalla città di El Shalateen era una immensa baraccopoli dove anche un elastico era merce di scambio !
Sul mercato ai poveri cammelli, per non farli scappare, veniva legata una zampa e una ciurma di bambini offriva a noi turisti collanine in cambio di qualche moneta.
All’ombra di un serbatoio due Beduini giocavano ad un “Filetto” improvvisato sulla sabbia.
Dando ampio spunto per riflettere su quali siano le necessità prioritarie nella vita.
Vestivano tutti uguali , anche i sandali erano della stessa marca e mi sembrava di essere in mezzo a una comunità di francescani tale era l’umiltà e la dignità che contraddistingueva quel popolo o forse a causa del fatto che, di donne, non se ne percepiva ombra !
Al rientro la via, che avanzava solitaria nel deserto, era del tutto simile ad uno dei miei disegni ricorrenti che erano stati oggetto di discussione, 30 anni prima, tra il pittore Mario Schifano e lo scrittore Alberto Moravia.
Allora nell’intento di misurare la mia “probabile” intelligenza mi chiesero di cosa era fatta la strada da me disegnata ed io risposi “Ma di asfalto, è ovvio !”… e fui bocciata perché la risposta giusta era “ un fiume”, doveva essere una via d’acqua !
Ora che sono stata nel mio disegno, a El Shalateen, capisco le loro ragioni e come una vera intelligenza debba essere sempre produttiva !
Ma ecco come tutti i pensieri venivano scacciati da un sorpasso memorabile :
un tir di “navi del deserto”, decine di cammelli che venivano trasportati al nord , tutti con la testa rigorosamente rivolta verso il sole. Animali preziosi a cui auguro, come ancora avviene presso i Beduini, una vita libera nel loro immenso deserto.
Dopo tanto sabbia provavo il desiderio di tornare vicino all’acqua e nei giorni successivi divenne protagonista la barriera corallina.
Con il Barrakuda Diving Centre si partiva ogni mattina alle 8,00 per raggiungere a dieci miglia dalla costa a Sataya Kebir il reef di corallo con le pareti profonde sino a cento metri e al Dolphin Reef veniva offerta l’opportunità di fare il bagno in mezzo a gruppi di oltre 80 delfini.
Con la nostra biologa Alice si raggiungeva il giorno dopo le Qulaan Islands , un vero paradiso, ancora libero dalla mercificazione dei viaggi di gruppo.
A Sial la prima isola sulla quale abbiamo preso piede un esercito di paguri si metteva al riparo , di corsa, da quell’arrivo inaspettato.
La spiaggia delicata e farinosa conferiva al mare diverse gradazioni di colore e Alice ci faceva notare che il fondale così bianco dell’isola vicina , Shawairit, si era creato grazie agli escrementi del pesce pappagallo che vive mangiando i coralli che poi ri-deposita nel mare .
Tutto è utile : anche le conchiglie devono essere lasciate sulla spiaggia perché possano servire come casa ad un paguro in cerca di un guscio più grande.
Avevo ben capito l’importante ruolo che ha l’informazione, quando si è vicini ad un paradiso della natura e mentre , partendo , passavo dalla citta di El Qusier, sulla costa
ancora circondata dalla natura e da gente che la rispettava, mi accorgevo che qualcosa stava cambiando.
Quando poi arrivavo a Hurgada all’hotel Melia Pharaon mi rendevo conto di aver avuto il privilegio di vivere in una parte di mondo ancora incontaminata mentre in quella costa il turismo usa e getta, composto da milioni di persone ignoranti , aveva ormai distrutto ogni traccia del Reef.
Ma non volevo credere alle mie paure e, indossati pinne e maschera, mi accingevo a fare un po’ di snorkeling sulla barriera corallina: sul fondo non c’erano pesci ma sei bottiglie di plastica e una bottiglia di Vodka in vetro !
Mentre provvedevo a depositarle nel cestino della spazzatura notavo un inserviente dell’albergo che, ritornando dalla battigia , reggeva un sacco pieno di identici rifiuti.
Hurgada è assalita da un turismo vorace, la maggior parte composto da russi che arrivano e depredano, ad altri viaggiatori, l’opportunità di trovare una parte del mondo inviolata.
Credo basterebbe un poco di informazione , una guida in grado di accoglierli o meglio una biologa capace di spiegare, far capire come i coralli siano esseri viventi e come dal loro rispetto dipenda la sopravvivenza di una intera popolazione di molluschi, pesci e celenterati.
Perché l’armonia dell’universo si basa su questi elementi ed è l’armonia che permette la vita.
“E’ l’energia che anima tutte le cose ” scrive Matilde Asensi nel suo libro Tutto sotto il Cielo “…nell’Universo c’è un ordine che possiamo osservare, un ordine che si manifesta nei cicli regolari delle stelle, dei pianeti e delle stagioni…..Sono gli opposti complementari che, sostenendosi reciprocamente, generano il movimento, l’evoluzione e il cambiamento, che è l’unica costante dell’universo.”
Già la metamorfosi della vita che la somma conoscenza deve saper trattenere ….viva !
(vedi blog Futura: foto delle colonne della Casa dell’Eternità di Hatchepsut).
Servono persone in grado di far percepire il fascino del mistero che ci permane.
Persone come l’assistente Elena e la biologa Alice (rispettivamente alla mia sinistra e alla mia destra) che mi hanno accolta indicandomi la strada per amare e rispettare il posto dove mi trovavo.
A loro va il mio più sentito ringraziamento !
alice.regolizzo@fastwebnet.it
elenacoccodrilli@hotmail.it
La morale del viaggio la ritrovo in questo mio pensiero: “E’ bello prendere la vita…delicatamente a morsi!”