Gens nova

Tra una jazz session ed una nostalgica esibizione di canzoni di Fabrizio de Andrè la ex chiesa anglicana di Alassio in quest’inverno del 2004 ha tirato un sospiro di sollievo. Dotata di una acustica perfetta e di una biblioteca invidiabile rivive, dopo anni di declino, lo splendore passato grazie alla abile transazione di vendita tra il suo pastore ed il Comune di Alassio: un unico patto sfruttare commercialmente la casa annessa mantenendo però nella chiesa un luogo di incontro , di cultura provvedendo a salvaguardare la biblioteca composta da migliaia di testi in lingua inglese.
Mio padre come mio nonno , anglicani di fede, mi hanno sempre insegnato l’importanza della riunione nella condivisione dell’arte sotto qualsiasi forma essa ci appare . La chiesa anglicana è stata da sempre luogo di incontro e scambio, ogni domenica alla fine della funzione si passava al rituale banchetto comune, i bambini giocavano nel Kindereim posto all’entrata della chiesa mentre i grandi potevano prendere libri in prestito, pane per la mente, e così continuare a sognare la patria lontana…tutti insieme partecipare  ad eventi culturali…
Il pavimento in parquet, le pareti in travertino con ampie balconate a metà navata ricolme di libri inglesi creano tutt’oggi una atmosfera famigliare  che ben si addice a riunioni di ogni tipo. Quasi all’ultimo giorno utile vengo a conoscenza della prossima presentazione del libro “Io,BB e l’altro 68”…e ho un tuffo al cuore…Gigi , l’amico Gigi Rizzi e Olghina, la grande Olghina di Robilant, saranno a portata di abbraccio !

                     Olghina con Oliviero Toscani, il grande fotografo

Il 29 novembre 2004 mi presento in incognito , nutro un rispetto profondo per Donna Olghina , ha scritto per anni sullo “Specchio” una temutissima rivista romana di gossip, in auge nel periodo dalla “Dolce Vita” alla fine degli anni 80…la sua penna era temutissima quasi quanto le sue idee, a saper ben leggere tra le righe appariva tutta la sua innovativa caccia ai preconcetti, alle falsità  regolarmente colpite in punta di penna. Grande amica del mio agente cinematografico Guidarono Guidi  si era tuffata  per scommessa  nella Fontana di Trevi dando lo spunto a Fellini per girare la famosa scena con Anita Eckberg e Marcello Mastroianni…amica degli artisti da Schifano ad Angeli, dei nottambuli romani  in special modo di Franco Rapetti e di Gigi Rizzi, satireggiava dalle pagine del giornale colpendo ogni atteggiamento prevaricatorio, di cattivo gusto  a chiunque appartenesse : nobiltà, politica, cinema o altro accanendosi in special modo contro i “pervenue” i nuovi ricchi che non sapevano cosa significasse “noblesse oblige” presi come erano dai soli giochi di potere dimentichi di qualsiasi umanità, negli anni 70 un maleducato non era niente altro che un debole deludente oggi è un politico o un uomo di successo.

                                                    L’ultimo libro di Gigi Rizzi

Seduto vicino ad Olghina, uguale a come l’avevo lasciato venticinque anni prima c’era lui…Gigi !
“ …ma non vedete nel cielo quelle macchie di azzurro e di blu…e la pioggia che va…e ritorna il sereno! Quante volte ci hanno detto sorridendo tristemente le speranze dei ragazzi sono fumo, sono stanchi di aspettare e non credono più a niente…proprio adesso che la meta è qui vicino…” era il canto di Shell Shapiro ad immortalare quelle parole nei nostri cuori e noi , ragazzi del 69, lasciavamo andare noi stessi dietro a quel impulso denso di significato arrivando a vivere il momento e solo quello, un Carpe Diem all’ennesima potenza formato solo da tanti momenti estemporanei, uno in fila all’altro.

                                              I miei tre Moschettieri più uno : D’Artagnan

Belli come il sole , puri come la neve Franco, Gigi e Beppe erano i tre moschettieri della mia vita da adolescente, gli altri non contavano nulla al loro paragone, non avevano ai miei occhi nemmeno un decimo della loro classe , del loro savoir faire.
E’ strano come ci appaia identica una persona, anche dopo venticinque anni di separazione dall’ultimo incontro, come se il tempo non l’avesse sfiorata  . Credo dipenda dal fatto di averla vissuta intimamente , trapassando l’aspetto fisico così da rivederla uguale ora in quelle rughe di espressione prima inesistenti. L’anima appare sempre in chi ce l’ha libera ed è tale il piacere che si prova nel rivederla, nel riconoscerla da sconfiggere nuovamente il tempo tornando a vivere come se nulla fosse passato, in una atemporale situazione densa di emozioni vissute che ci legano per sempre indissolubilmente…

Durante la presentazione del libro “Io,BB e l’altro 68” viene richiesto al pubblico di esporre all’autore le proprie domande…mi faccio forza e chiedo se ricorda la canzone di Louis Prima “ I ‘m just a gigolò”…da noi ballata centinaia di volte al NumberOne di Roma…ricorda ma non  mi riconosce ! Magicamente mi sovviene alla mente il testo di una ballata messicana “…i tu que te creias el rej de todo el mundo” (…e tu che ti credevi il re di tutto il mondo)  Gigi automaticamente risponde “…y tu que nunca fuistes capaz i perdonar” (…e tu che non fosti capace di perdonare)…

                     Los Paraguayos con Roman Polanski

E’ il testo più amato all’epoca da noi , preferito sopra ogni cosa da Franco Rapetti…narra di un cuore che parla a se stesso e si rallegra di aver perso nella roulette della vita perché ciò gli ha consentito di recuperare l’umanità perduta…”…maldido corazon me alegro que ora sufras, que llores y te umilies antes tu grande amor” ( cuore maledetto sono felice della tua sofferenza , ora piangi e ti umili davanti al tuo grande amore) …nulla vale come essere se stessi nel rispetto delle leggi della vita, in questo credevamo fermamente nelle nostre notti brave romane, perciò seguivo i passi dei tre moschettieri in assoluta tranquillità…

                       Dall’album di ricordi di Gigi: lui con BB e Franco

Non mi hanno mai coinvolta in qualcosa che potesse farmi del male, mai iniziata a qualche veleno in cui trovare la forza per passare le ore piccole, avevo sedici anni e l’energia e la freschezza erano con me ma ero anche tanto fragile e loro non hanno mai cercato di convincermi ad atteggiamenti o modi diversi da quelli della mia età. Gliene sono grata …per tre anni sono stata la loro mascotte godendo della loro amicizia senza subire danni.

Gigi ora era davanti a me…, il pirata del gruppo, le tombeur de femme…e che femmine…ricordo nella sua casa di Roma in via  Plana , dietro piazza Euclide, aggirarsi con la grazia di una gazzella la modella più ricercata del momento, Verouska , dolce e bella, un  grande amore vissuto tanto intensamente quanto…tutti gli altri da un ragazzo che , all’epoca, doveva continuare a correre…dove non si sa !

                                                      Verouska e Gigi in una foto di Rubartelli

Mi riconosce dal sorriso, ne sono felice, anche il mio animus non si nasconde…appare e sono subito abbracci e strette fraterne…Siamo tutti e due vivi, sopravvissuti alla vita che abbiamo affrontato a testa bassa e dalla quale entrambi ci siamo separati nel periodo della malattia, nella ricerca di fare pulizia di tutte quelle nefandezze che si erano appiccicate addosso in un percorso volutamente privo di difese…Ah …Gens nova….la voglia di tornare è più grande di ogni cosa, con la gerla piena come è di buoni consigli, di ricette di vita vissuta.

    Al Joy: da sin Dolores la moglie di Gigi , Magda ,Gigi, Monica Zioni ed io

A cena , la stessa sera , a tavola  continuiamo a scavalcare l’ospite seduto tra di noi, in un afflato di ricordi che non può essere represso!
“…resapo di lesa” ( …sapore di sale)
“… resapo di rema” (…sapore di mare)
“…un stogu  un po’ romaa di seco tedurpe” ( un gusto un po’ amaro di cose perdute)
questo diciamo in quella lingua inventata dal trio Dragoni,Camerano e Pederzani a Milano ed importata a Roma da Gigi…parlavamo tutti scambiando l’ultima sillaba con la prima in una comunanza di idee difficile da ricreare oggi, ci permetteva di essere sinceri ad alta voce comunicando in gergo al gruppo dei moschettieri segrete notizie in anteprima…per farla diventare internazionale avevamo girato anche le parole scritte dal grande Gino Paoli, genovese come noi…anche lui ingaggiato dalla vita alla ricerca del tempo perduto… dove l’avevamo nascosto il tempo..non ricordo! Dove erano finite le nostre rotelle?

                          Cercando Pan

…Forse Campanellino poteva indicarci alla via e questa sarebbe tornata a prenderci, bimbi sperduti dai perenni pensieri felici, incapaci di risentimenti e di odiare, sempre pronti ad offrire, anche a chi ci avesse offeso o depredato, una seconda terza mai ultima opportunità…alla ricerca di quello spazio perduto dove si riconoscono le proprie ed altrui colpe solo al fine di ricominciare al meglio…Il Dna , ragazzi, non è una opinione !

All’uscita dai locali notturni  a casa  di Franco in via Paisiello o da Gigi a via  Plana si terminavano tutte le notti quasi non si volesse mettere la parola fine a quegli incontri , a quella felicità così estemporanea da non volerla abbandonare…finchè c’era… viverla!
Ad Alassio quella sera di inverno, calandomi nei panni di una persona del pubblico, chiedevo a Gigi cosa pensasse di quel periodo anni 70 e quanto valore avesse condividere quel tempo con i propri amici vivendo solo nell’estemporaneità…La risposta mi sorprese piacevolmente “ Sai…è necessario imporsi una regola, una costruttività fatta di ritmi,lavoro e orari da seguire, credere a se stessi con umiltà continuando così …ad essere se stessi”.

                      Noi tre …dopo tanti anni

Quanta fatica è costato diventare così, dirlo oggi sembra una roba da nulla, mentre il percorso è stato zeppo di ostacoli, di sacrifici imposti anche quando se ne poteva fare a meno, una specie di pulizia dell’anima al fine di liquidare i ricordi più scomodi, le bravate di quel Carpe Diem al limite della decenza.
A Roma sono le cinque del mattino, suona il telefono nella mia stanzetta a via di Novella, la voce calda di Gigi mi riporta alla vita : “ Cosa fai …Eli”, la risposta ovvia non gli arriva…esco dal sonno residuo “cosa state combinando?”…ride felice di avermi recuperato “ stiamo organizzando un casting per un fantomatico film…vieni…”
Prendo un taxi per via Plana , l’idea non mi entusiasma ..significa prendere in giro delle aspiranti attrici, non so cosa aspettarmi e la curiosità ha il sopravvento. Arrivo , mi apre la porta una amica di Gigi, una stangona mora dai capelli lisci, entro e trovo la casa sottosopra: i mobili spostati in modo da ricreare l’ambiente di una casa di produzione cinematografica, un grande tavolo zeppo di foto con dietro Gigi il regista, Daniele Senatore e Giorgio Camerano i produttori…la stangona funge da segretaria. Alle prime ore della mattina arrivano le prime modelle, sfilano per loro…io osservo. Si divertono a recitare quel ruolo …alcune riescono anche a farle spogliare …dietro la promessa di una parte mostrano il seno, si mettono di profilo, ci credono.
Provo disappunto, propongo di scoprire le carte, di ammettere il raggiro e riscattarsi in quella ammissione. Gigi è d’accordo , gli altri sono più reticenti, noi ci sediamo sul divano bianco rompendo gli indugi e qualche ragazza accetta quella “mise en scene”, altre giustamente si alterano e abbandonano la casa .Chi resta partecipa a quella festa improvvisata, presto si formano le coppie, vedo Gigi eclissarsi con una di loro…riprendo un taxi e torno a dormire….chiedendomi se mi avesse chiamato per fungergli da coscienza , da ancora…credo sia così o  voleva anche me?
Per fortuna o sfortuna, vedete voi, mia madre non chiede nulla e io posso gettarmi nelle braccia di Morfeo con in me il segreto di quell’alba romana…

Il 29 novembre 2004 mi riporta due amici con cui confrontare i ricordi, colmare le lacune…nessuno si accorge che sono in pantofole, sotto i pantaloni neri a campana ne indosso un grazioso paio maculato con relativo pompon nero !Un intervento del pedicure ha causato una infezione che mi impedisce di indossare scarpe di qualsiasi tipo, la soluzione me la offre la mia amica Graziella con quelle pantofoline frou frou…così morbide da non sentirle nemmeno sull’allucione ferito…

                                              A  Genova e dintorni si esce in pantofole.

Nessuno nota alcunché di anormale , la moda oggi permette tutto, mi viene da sorridere al pensiero che qualcuno magari le ha viste e pensa possano essere firmate…proprio vero siamo noi a creare noi stessi, tutto dipende quanto crediamo in ciò che facciamo, indossiamo, pensiamo…
Durante quei tre anni da adolescente passati in compagnia di Franco e degli altri “mousquetaires” mi sono sempre arrangiata nel vestire…poche e povere cose nelle quali però credevo e che facevano sempre una bella figura. Una volta sola Franco, invitato ad una festa all’Hotel de la Ville a Roma,  si era fatto prestare perché lo indossassi un vestito dall’atelièr di Paco Rabanne , il sarto parigino.

                      Lo stile di Paco Rabanne

Tutto in metallo color oro, lungo fino a terra  con il cappuccio, era formato da tante, infinite piastrine di metallo unite insieme da ganci che lasciavano la visibilità dei miei piccoli capezzoli….lo indossai rigorosamente nuda …fu un successo Solo faticai non poco ad abbandonare, a restituire quello scafandro stupendo, da amazzone del 2000!
Era bello aver indossato l’idea di quel grande sarto ma erano belle anche le mie quotidiane mise formate solo da lunghi maglioni a minigonna, in vita una cintura e stivali sopra il ginocchio…

Oggi , grazie ad uno scambio di e-mail,ho ricevuto da Olghina di Robilant l’invito per l’uscita del suo libro “Nobiltà “ previsto per la fine di quest’ anno 2004 nella libreria Mursia a Milano…..è un debole filo  ma forse è tessuto dal caso  che , da grande organizzatore quale è , vuole solo essere seguito…è un modo per non perdersi di nuovo, per continuare ad offrire se stessi e le proprie conoscenze…uno scambio proficuo!  Vogliamo sapere, ricordare, conoscere…evviva…In fondo “quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”! Chi subisce ricorda e a noi conviene fare tesoro delle nostre comuni memorie e vivere finalmente questo nostro nuovo e inaspettato, sconosciuto, meraviglioso , impegnativo …presente.

                                                      La copertina del libro di Olghina

http://www.csse.monash.edu.au/~jwb/ukiyoe/hokusai.html

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