Il Mio Matrimonio

All’inizio dell’anno 1972 a Cortina d’Ampezzo di ritorno dal viaggio in Messico passavo con Ruy le intere giornate nevose chiusa nel nostro’appartamento a fantasticare sulla mia vita … in quel momento per nulla soddisfacente.
Il lavoro procedeva a breve avrei interpretato il ruolo di protagonista nel film “Senza Ragione” al fianco di Telly Savalas e Franco Nero per la regia del canadese Silvio Narizzano, reduce dal successo del film western “Blue” interpretato dall’affascinante Terence Stamp.

      Telly Savalas, Franco Nero , Mark Lester,  il regista a terra, io di spalle

Continuavo ad essere sola…la mia famiglia era inesistente e Ruy non aveva certo l’intenzione di offrirmene una ! Mi sembrava fosse tutto precario  e per allontanare quella sgradevole sensazione un pomeriggio decisi di passare il mio tempo andando a pattinare al campo olimpionico di Cortina…dove avrei potuto lasciar correre i pensieri sulla lama dei pattini nel tentativo di vederli dissolvere …
Indossavo un poncio peruviano con sopra disegnati tanti lama in marrone e beige e per un po’ di tempo volteggiando sul ghiaccio potevo correre il rischio di essere felice.
Durante il primo giro della pista mi sentii chiamare a gran voce…era Dino Risi che attirava la mia attenzione al bordo pista …non era solo: i figli Claudio e Marco erano con lui e mi accolsero presentandomi al loro amico Carlo Vanzina.

                                           Carlo Vanzina assomiglia a Baudelaire ?!?!

Mi colpì subito la divertente complicità  con la quale si scambiavano le battute…dovevano essere amici da tanto tempo per intendersela così  bene. Ero attirata soprattutto dalla bellezza di Marco, anche se la simpatia e la dolcezza di Carlo facevano il loro effetto… mentre Claudio era troppo riservato per i miei gusti, troppo riflessivo! Avevo voglia di ridere, di sentire il sangue della vita scorrere più veloce , accelerare i desideri e non placarli…
Tra un giro sulla pista di ghiaccio e un altro riuscimmo a scambiare  informazioni sulle nostre vite ed io notai come Carlo fosse una autentica enciclopedia del cinema : conosceva tutti gli autori, gli interpreti, gli sceneggiatori , gli esecutori delle colonne sonore riuscendo ad abbinarli nel film che li aveva reso famosi…Il tempo passava su quella pista senza che io me ne rendessi più conto elettrizzata come ero da quell’incontro con ragazzi della mia età che sapevano tutto ma proprio tutto sul mondo del mio lavoro e mi sentivo importante ai loro occhi per il solo fatto di avere raccontato che presto avrei iniziato la lavorazione del film diretto dall’autore di “Blue” …di cui naturalmente Carlo sapeva vita e miracoli!

                                                          Locandina di “Blue”

Alla fine di quel pomeriggio ci scambiammo gli indirizzi romani…a Cortina vivevano tutti insieme ospiti di un albergo sulla strada per il Toulà dove, raccontavano, la sera si riunivano per giocare a carte ed ascoltare le battute sagaci sciorinate con tanto gusto da Paolo Panelli e Bice Valori .
Quella sera fu per me più triste del solito…ero sola con Ruy mentre da qualche altra parte davanti ad un caminetto scoppiettante si rideva e si scherzava nel calore di più famiglie unite…Una immagine evocativa assai pericolosa per il mio precario equilibrio, desiderosa come ero di provare una nuova vita alla ricerca di quel calore perso tanti anni prima quando, distesa davanti ad un camino rosso di brace, ascoltavo i miei genitori nella loro forse conclusiva ed ultima accesa discussione…avevo solo tre anni e non li avrei mai più visti assieme !!!

                    Mio padre fotografa la sua famiglia, io Mamma e Ala

A  Roma Carlo veniva a trovarmi sul set del film e spesso la sera ero ospite a casa dei suoi…dopo aver chiacchierato un po’ nello studio zeppo di foto di scena si passava tutti insieme in sala da pranzo sedendoci intorno alla  tavola ovale apparecchiata di tutto punto…mi affascinava la calma e la serenità del padre Stefano Vanzina, il regista Steno, un uomo estremamente compito, elegante , minuto …con un perfetto paio di baffetti neri a cornice di un viso sempre sorridente,  la cui satira pungente faceva sempre centro senza mai trascendere.
Il nostro primo bacio in camera dei ragazzi, dopo cena, ascoltando la canzone “Me and my arrow” di J.Nilssen, l’autore della colonna sonora di “Midnight Cowboy”… poi di corsa al cinema Fiamma a vedere “Tom Jones” di seguito “Il Laureato”…Non facevamo altro che parlare di cinema, in fondo Carlo era cresciuto sulle ginocchia di Totò e Sordi…ed io a Taormina , l’estate precedente, avevo assistito alla prima mondiale del film “Il dittatore dello stato libero di Bananas” interpretato dall’allora  sconosciuto ai più Woody Allen…

                                                       Locandina del film

un dittatore sanguinario che perdeva le staffe nell’atto di innamorarsi di una procace soldatessa… satira politica a parte potevo solo insieme a Carlo condividere quella comicità eclatante, per gli atri Woody Allen era un illustre sconosciuto!

La mia vita era ormai avviata sopra un binario nuovo, finita la mia storia con Ruy,  invitai a sciare in un assolato marzo del 1972 i miei nuovi amici in montagna ospiti da mio padre , a Monesi. Marco e Carlo dormivano in un piccolo essenziale meublè e insieme mangiavamo su scomodi sgabelli alla tavola calda di ritorno dalle discese. La mattina correvo a svegliarli e la sera baciavo teneramente il mio “potilo”…prima di andare a dormire.

               L’albergo a Monesi

A Roma ero affascinata dalle serate conviviali animate dalla ilarità di Steno, di Sandra Mondaini e Raimondo Vinello, da Paolo Panelli che sapeva farci sorridere con la semplicità di una delle sue macchiette : er sor Cecconi Bruno, il generale Custer e la sua tromba ” Pe, pere pe, pe ,pe”  o uno dei film con tessera da me largamente preferito quando imitando Humphrey Bogart mentre saliva su un taxi con il bavero alzato dell’impermeabile, la testa reclinata e la voce in falsetto esordiva con “Segua quella macchina “…nell’ilarità generale !

          

Il grande Paolo Panelli  e  Humphrey Bogart

Una sera a casa di Suso Cecchi D’Amico, invitati dalla figlia Caterina amica di Carlo , potei assistere ad un autentico miracolo…Nella grande sala a via Paisiello intorno ad un pianoforte nero a coda insistevano due personaggi famosi : alla tastiera il grande compositore Nino Rota…appoggiato al piano il regista  Luchino Visconti, a cui Suso sceneggiava i film.
Quest’ultimo si divertiva nel chiedere all’amico musicista la trasposizione di un opera vista da un altro artista…ad esempio Debussy visto ed interpretato da Chopin
Uno schiaffo di cultura  che non potrò mai dimenticare…capii in un solo momento come quei ragazzi fossero dei privilegiati …poter vivere con tutta quella cultura ogni istante della loro vita…altro che semplice affetto famigliare lì c’era l’intelligenza allo stato puro…ed io ne ero una estasiata spettatrice !

Un fatidico pomeriggio Carlo si fece prestare la chiave di un appartamentino dietro la via Cassia e mi invitò a visitarlo…più che altro era una umida alcova, una garçonniere… anche un po’ squallida !
Il letto incastrato tra le pareti era sormontato da una tendina a baldacchino…Carlo sentì il mio disagio e durante quel primo incontro non si rivelò…ce ne andammo io con la sensazione di non piacergli, lui con quella di avere fatto fiasco !
Furono forse questi i motivi che ci fecero applicare molto di più la volta successiva…tanto da farmi restare in cinta…Ricordo nettamente , mentre facevamo l’amore, di avere desiderato un figlio, una famiglia tutta mia … quell’evocazione aveva sortito l’effetto desiderato…ora l’avevo !

           Sull’auto della fuga

Nel frattempo le riprese del film “Senza Ragione” volgevano al termine, dovevo ancora girare la scena della fuga in auto dopo la rapina in via Sistina ed uno stuntman mi insegnò a guidare durante le pause…sgommando sullo stradone di Cinecittà. Quando realizzammo la ripresa dovevo finire contro un auto parcheggiata e  , nel sostituirmi alla guida per quella scena pericolosa , l’assistente alla regia si scordò di far spostare l’auto privata deputata a quello scontro…credendo fosse quella di scena diede l’ok alla registrazione…Si sentì lo schianto del tamponamento contemporaneo alle urla del proprietario che aveva visto in diretta accartocciarsi la propria auto…!!!

Quella lezione di guida mi incitò a prendere la patente e con il foglio rosa riuscii a fare il primo ed unico tamponamento della mia vita..a fianco di Carlo sulla sua Mini Minor bordeaux , lungo lo stradone dell’Eur , non mi accorsi del semaforo che stava diventando rosso incollandomi addosso all’auto della Polizia davanti a me!   Che dire proprio contro l’Alfetta dei poliziotti… vergogna…altro che stuntman in erba …per poco mi ritiravano foglio rosa e futura patente!!!
Sapendo come mio padre non avrebbe acconsentito di buon grado alle nozze gli scrissi una lettera motivando la nostra decisione dal fatto che aspettavo un bambino…Quando volevo ero bravissima ad ottenere ciò che desideravo…ero disposta ad usare ogni argomento a mio favore con una superficialità che ad un attento osservatore non sarebbe sfuggita e che denotava immaturità e scarsa propensione a considerare gli altri come esseri umani… calpestando i loro sentimenti con la stessa facilità con la quale loro avevano calpestato i miei.    Un mondo davvero misero…questo avrei saputo preparare per mio figlio…intriso già come era  di un presente per me totalmente privo di valori.

                         Lacrime di coccodrillo</P

Esisteva un motivo scatenante che aveva reso il mio giovane animo così insensibile ai sentimenti degli altri…ero stata l’involontaria protagonista della saga della mia famiglia o per meglio dire di ciò che ne restava.
Ad Alassio, da mio padre, durante le vacanze estive alla fine della seconda media mi ero lasciata sfuggire di non voler tornare più a Roma da mia madre perché lei frequentava un uomo ed io una notte li avevo intravisti nudi ..assorti nei loro giochi. Mio padre montò su tutte le furie e al posto di spiegarmi come ciò che avevo visto facesse parte della vita…si rivolse agli avvocati e intentò una causa contro mia madre.
Del tutto ignara di quello che stava preparandosi incominciai a frequentare la terza media nella scuola pubblica di Albenga…lì un giorno la bidella mi disse dell’arrivo di mia madre da Roma e della sua intenzione di parlarmi…in preda al panico per quella sorpresa avrei voluto fuggire mille miglia lontano. Lei mi disse:”Perché Eli? perché?…vuoi tornare a casa con me?”. Io l’abbracciai senza rispondere, credo per la vergogna  di ciò che avevo involontariamente messo su. Il giorno dopo l’incubo si aggravò: venni chiamata a testimoniare in un aula della Pretura davanti a degli sconosciuti che mi chiesero di confermare quanto avevo confidato a mio padre.

                                        In piedi entra la Corte

Mi sentii mancare e nella casa di Alassio quando mia madre venne a cercarmi per salutarmi provai talmente tanta vergogna da perdere di nuovo conoscenza.   Fui affidata a mio padre, ripresi la vita normale…ma per poco!

La donna con cui mio padre condivideva la vita, Vittoria, non era per nulla d’accordo a tenermi con loro nella Villa Bellavista. Una sera tornando a piedi dal cinema accompagnata dal mio amichetto Giuseppe Scarrone  ci stavamo scambiando un tenero bacio sulle labbra  quando fummo illuminati dalla luce impietosa di una pila…era mio padre che in maniera poco urbana cacciò via il mio giovane pretendente riportandomi a casa. L’inferno cominciò per me l’indomani a causa dei continui insulti che la donna di mio padre in sua assenza mi propinava paragonandomi ad una donna perduta, del tutto identica a mia madre , disse…tanto fece che ottenne quello che voleva: piangendo a dirotto scappai di casa attraverso una porta laterale del giardino. Prima in casa dei miei cugini, poi in un convitto di suore in riva al mare e …di nuovo a Roma…con quale faccia davvero non so!
Mio padre lasciò che le foglie nascondessero quella mia via di fuga fino a farla diventare inaccessibile ricoperta come è oggi di un metro di humus … vi fioriscono nasturzi dai mille colori… mentre la chiave di quella porta è da sempre con me !

                              La chiave

L’amore è una questione di tempismo, si segue ciò che si vuole quando ci viene proposto ed io seguii Carlo nel residence dietro a piazza delle Muse a Roma giocando a fare la futura mogliettina, convincendomi di potere costruire una nuova famiglia anche se ero priva dei consigli , delle spiegazioni, della comprensione, dell’aiuto per impostare quella nuova vita.
Per la festa del nostro fidanzamento la sera a casa Vanzina avevano invitato anche l’attore protagonista che stava girando con me a Latina il film “Jus Primae Noctis” diretto da Pasquale Festa Campanile, con la presenza nel cast della dolce Enrica Bonaccorti.
Salendo sulla sua Ferrari rossa alla fine della lavorazione mi toccò, durante il tragitto verso Roma, sopportare la sua ilarità perché per lui io non ero assolutamente adatta alla vita matrimoniale e avrei fatto meglio a soprassedere…disse…mettendomi una mano sulla coscia ! Probabilmente aveva ragione ma io ero un malato che non sapeva di esserlo, un malato che nessuno curava … solo con il tempo sarei riuscita ad avere ragione di quelle burrasche ormonali che avevano determinato il corso della mia giovane esistenza, ritrovando a fatica l’ equilibrio .

                                       Sul set

                            
Forti nausee ormai riempivano tutte le mie giornate…mentre provavo i costumi di scena nella sartoria  Pompei sentivo il sudore salire innaturalmente sino alle tempie, una gran voglia di vomitare pervadermi.  Lo giudicavo un campanello d’allarme…come poteva una nuova vita causarmi simili fastidi ?!?. Durante la fine delle riprese del film a Latina, nuda con le mani legate ,dovevo essere condotta davanti al signore di quel borgo… mi truccarono dentro una chiesa sconsacrata  zeppa dell’odore dei ceri che costituivano l’arredo principale della stanza medioevale preposta a quella scena…mi girava la testa,  non sopportavo quell’odore e svenni.  Quando ripresi conoscenza avevo preso la mia decisione, non sarei mai stata madre…tutte quelle sensazioni negative significavano proprio come quel nuovo essere non fosse a suo agio, forse non voleva venire al mondo e non potevo dargli torto…visto quello che avevo passato io nella mia infanzia.  Non avrei saputo come fare per aiutarlo,consigliarlo, educarlo priva come ero delle nozioni basilari, di qualsiasi valore o dirittura di vita…da dove avrei cominciato ?!?…Davvero non mi sentivo all’altezza di quel compito…decisi di trovare un medico compiacente nell’aiutarmi a rinviare quella nascita.

                                      Una giovane Marie Stopes
Nel 1972 non era ancora possibile abortire legalmente e non fu facile trovare la struttura adatta…alla fine The Marie Stopes Memorial Center a Londra aprì i battenti ed io mi svegliai dall’anestesia un pomeriggio di maggio…senza più nausee.

                                proprio vero….meglio pensarci prima!
Non ci sono scorciatoie per la conoscenza soprattutto se nessuno ti aiuta a capire la vita ed io avevo perso il mio cammino più e più volte. Non me l’ero sentita di portare quell’innocente sulla terra preferendo macchiarmi del suo omicidio…che in cuor mio ritenevo il male minore…il passaggio nel nostro mondo senza la minima conoscenza era per me…il peggiore dei mali.
Il 24 giugno al Campidoglio l’onorevole Trombadori aspettava per unirci indissolubilmente in matrimonio…sarei riuscita almeno in quello?

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